Campania Scuole

Attività nelle scuole
Istituto Italiano di Bioetica - Campania

Scuole superiori
Scuole di base
Spazio docenti

Scuole Superiori

Progetto per le scuole secondarie a cura del Prof.
Paolo Treglia
Bioetica e diritti dei viventi non umani tra filosofia,
storia e scienze naturali: dal “Cogito ergo sum” alle
criticità del tempo presente
in collaborazione con
CEDA ONLUS (Comitato Europeo Difesa Animali)
SEZIONE CAMPANIA
a.s. 2018-19

Progetto per le scuole secondarie a cura del Prof.
Paolo Treglia
Bioetica e diritti dei viventi non umani tra filosofia,
storia e scienze naturali: dal “Cogito ergo sum” alle
criticità del tempo presente
in collaborazione con Enpa e Leal
a.s. 2017-18

“Per una Spoon
River degli animali dimenticati”
II EDIZIONE
a.s. 2016-17
"Gli animali usati per i combattimenti interspecifici e intraspecifici"
L'istituto Italiano di Bioetica - Campania e la L.A.C. (Lega
Antivivisezionista Campana)
bandiscono la seconda edizione del concorso
rivolto agli studenti degli Istituti secondari di secondo grado, con la finalità di attirare
l'attenzione sulle sofferenze degli animali.
per il bando clicca
qui
VINCITORI
biennio
Quintaluce Irene, “The Rooster crows at the Dawn soon to
come” - Liceo Scient. Mercalli - IIC
Russo Leonardo, “Una battaglia che non è la mia” - Liceo Scient. Mercalli -
IIC
triennio
Giusti Raffaele, “La lotta” - Liceo Scient. Mercalli - V i
MENZIONI DI MERITO
la giuria ha stabilito di assegnare una Menzione speciale
per la capacità di esprimere grande sensibilità per la sofferenza animale a:
Ruocco Salvatore ID inf. “Gli animali usati per combattimenti inter ed
intraspecifici” - Ist. Tec. Giordani-Striano
Orefice Antonio IVA inf. “Pensieri di un cane d’amore” - Ist. Tec.
Giordani-Striano
D’Orta Eduardo IIA “Male” - Liceo scient. Mercalli
Cozzolino Matteo Celeste IA “ Sfidarsi in amore” - Liceo scient. Mercalli
Vitagliano Roberta IV D “Figther” - Liceo Scient. Mercalli-
Credendino Filippo IIC ”Il gallo dell’imperatore” - Liceo Scient. Mercalli
LE
POESIE VINCITRICI

BANDO DI CONCORSO
“Per una Spoon River degli
animali dimenticati”
I EDIZIONE
a.s. 2015-16
L'istituto Italiano di Bioetica - Campania e la L.A.C. (Lega
Antivivisezionista Campana) bandiscono un concorso riservato agli
alunni degli Istituti secondari di secondo grado, con la finalità di
attirare l'attenzione sugli animali la cui vita o il cui
sfruttamento non viene notato o fatto notare.
scadenza30 aprile 2016
scarica il
BANDO
PREMI
I premiati ex aequo sono:
• Alberto Guglielmo, I G Liceo scientifico Mercalli (Prof.ssa Nappa)
“Il cervo e il cacciatore”
• Barbara Cascella, Martina Nappi, Amalia Panico, Mariana Rizzitelli,
classe V I Liceo scientifico Caccioppoli “Analogie” (prof. De
Rubertis)
Inoltre la giuria ha stabilito di asseggnare una Menzione speciale per
la capacità di esprimere grande sensibilità per la sofferenza
animale a:
• Leonardo Russo, I C Liceo scientifico Mercalli, (Prof.ssa Nappa)
“L’abbandono”
• Ludovica Iuliana Illiano, II D Liceo scientifico Mercalli
(Prof.ssa Baffa) “Tra le alghe e la schiuma del mare”
• Camilla Sergiano, Liceo Mercalli I D (prof. ssa Baffa)“Una vita a
buio”
• Alessandro Menna I G Liceo scientifico Mercalli (Prof.ssa Nappa)
“Abbandono…”
LE
POESIE VINCITRICI

8. Il bene salute e i nuovi orizzonti della biomedicina -
a.s. 2008/2009
VII Convegno Regionale di Bioetica per la Scuola
Aula Convegni - «Oltre il Chiostro»
Napoli, 22 maggio 2009
PROGRAMMA
ore 8,30 registrazione dei partecipanti
ore 9,00 Saluti
ore 9,30 relazione introduttiva
ore 10,30 Forum degli studenti
ore 12,00 Seduta plenaria –
§ Presentazione dei risultati dei Forum
§ Presentazione dei prodotti realizzati dalle scuole
ore 14,00 Conclusione dei lavori
7. Acqua per vivere, acqua per morire. Privatizzazione e distribuzione,
idratazione e nutrizione artificiali, inquinamento e sete nel mondo - a.s.
2007/2008
VI Convegno Regionale di Bioetica per la Scuola
Aula Convegni - «Oltre il Chiostro »
Via S. Maria La Nova 44 - Napoli, 11 aprile 2008
PROGRAMMA
ore 8,30 registrazione dei partecipanti
ore 9,00 Saluti
Prof. Enrico Di Salvo, Direttore Cirb-Centro Interuniversitario di
Ricerca Bioetica
Prof. Maria Antonietta La Torre, Presidente Istituto Italiano di
Bioetica – Campania
ore 9,30 Prof. Franco Contaldo, Medicina Interna, Università Federico II
di Napoli
“Idratazione e nutrizione artificiali: problemi etici”
ore 10,30 Forum degli studenti
ore 12,00 Seduta plenaria – Presiede: Prof. Pasquale Giustiniani,
Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale
§ Presentazione dei risultati dei Forum
§ Presentazione dei prodotti realizzati dalle scuole
ore 14,00 Conclusione dei lavori
Istituti partecipanti:
1. Liceo Scientifico "E.Amaldi" - S.Maria CV (CE)
2. Liceo classico “Cneo Nevio” - S. Maria Capua Vetere (CE) - Relazione:
Acqua che uccide
3. Liceo Classico "Umberto I" - Napoli - Relazione III Forum
4. Istituto Tecnico Commerciale Statale "L. da Vinci" - S. Maria C. V. (Ce)
5. Itis "Lucarelli" - San salvatore Telesino (BN)
6. Isa - Cerreto Sannita (BN)
7. Istituto Statale "D.L. Dilani" - S. Giovanni a Teduccio (NA)
8. Itis - Pozzuoli (NA)
9. Itis Curie – Napoli

6. Il valore ambiente - a.s. 2006/2007
V Convegno Regionale di Bioetica per la Scuola, Seminarium Campanum, Capua
(CE)20 aprile 2007, Aula Magna - «Alfonso Capecelatro»
PROGRAMMA
ore 8,30 registrazione dei partecipanti
ore 9,00 Apertura dei lavori – "Etica e ambiente"
Prof. Maria Antonietta La Torre, Presidente Istituto Italiano di
Bioetica – Campania
ore 10,30 pausa
ore 11,00 Forum degli studenti
Forum 1: La responsabilità per la natura –
coordina Prof. Antonio Ianniello, Università Suor Orsola Benincasa,
Napoli
Forum 2: La natura è una merce? - coordina prof. Giuseppina
Ianniello, Istituto di studi storico-religiosi, Capua
Forum 3: Ambiente e questione della tecnica - coordina Prof.
Mariangela Esposito, Liceo Amaldi, S.M. Capua Vetere
Forum 4: Diritto all’ambiente e diritto dell’ambiente - coordina
Prof. Anna Maria Esposito, Liceo Amaldi, S.M. Capua Vetere
Forum 5: Ambiente e convenzioni internazionali, coordina Prof.
Silvana Schiavone, Liceo Amaldi, S.M. Capua Vetere
ore 13,00 pausa pranzo
ore 14,30 Seduta plenaria – Presiede: Prof. Pasquale Giustiniani,
Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale
Presentazione dei risultati dei Forum
Presentazione dei prodotti realizzati dalle scuole
ore 16,30 Conclusioni – Prof. Antonio Ianniello, Università Suor Orsola
Benincasa, Napoli
Istituti partecipanti:
Liceo Scientifico "E.Amaldi" S.M.Capua Vetere (CE)
ISA Cerreto Sannita (BN)
ITIS "Lucarelli" S.Salvatore Telesino (BN)


5. Il corpo tra biologia, biografia e mercato - a.s. 2005/2006
IV Convegno Regionale di Bioetica per la scuola, Seminarium Campanum, Capua
(CE) 28 aprile 2006
Istituti partecipanti:
Liceo Scientifico "E. Amaldi" - S. Maria CapuaVetere (CE)
Istituto di Istruzione superiore (ISA - ITIS) "Nicola Giustiniani", Cerreto
Sannita (BN)
ITC "Federico II" Capua (CE)
Liceo Scientifico "Carlo Urbani" - S. Giorgio a Cremano (NA)
Liceo Scientifico "G. da Procida" - Salerno
ITCG "Mattei" - Casamicciola (NA)

4. La Convenzione di Oviedo - a.s. 2004/2005
III Convegno Regionale di Bioetica per la scuola, Seminarium Campanum, Capua
(CE) 22 aprile 2005
ore 8.30 ritrovo dei partecipanti e iscrizione ai
gruppi di lavoro
ore 9.00 Tavola rotonda: La Convenzione di Oviedo
intervengono: prof. A. Ianniello, prof. M.A. La Torre
ore 10.00 Forum degli studenti: coordinano: prof. L. De Caprio, prof. G.
Ianniello
Il consenso informato
La tutela della privacy
Problemi etici della sperimentazione
Le biotecnologie
ore 12.00 break
ore 12.30 Sessione collettiva:
relazioni degli studenti sui risultati dei forum
ore 13.45 pausa pranzo
ore 14.45 Sessione collettiva:
relazioni degli studenti sulle attività svolte nelle scuole
ore 16.00 Tavola rotonda: sintesi e conclusioni - La bioetica nelle
scuole
intervengono: prof. P.Giustiniani, prof. R. Prodomo
ore 17.00 conclusione dei lavori
Istituti partecipanti:
Liceo Scientifico "E.Amaldi", S. Maria Capua Vetere (CE)
ITC "Federico II" Capua (CE)
Istituto di Istruzione superiore "Nicola Giustiniani", Cerreto Sannita (BN)
Liceo Scientifico Statale "E.Segrè", Marano di Napoli (NA)

3. Le sfide dell'ingegneria genetica- a.s. 2003/2004
II Convegno Regionale di Bioetica per la scuola
Capua 27 marzo 2004 - Aula Magna “A. Capecelatro”
"Prolungamento della vita umana e ingegneria genetica"
Programma
Ore 9,00 - Arrivi e registrazione al Convegno
ore 9,30 - saluto di S. E. mons. Bruno Schettino arcivescovo di Capua;
saluto del Dirigente Scolastico Provinciale dott. Ercole Ammaturo;
saluto del Sindaco di Capua dott. Alessandro Pasca di Magliano; saluto
del Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose prof.
Giuseppe Centore
ore 10,00 - Introduzione al Convegno del Presidente dell’Istituto
Italiano di Bioetica-Campania, prof. Pasquale Giustiniani
Tavola Rotonda:
prof. Lorenzo De Caprio – Università degli Studi “Federico II” – Napoli
prof. Donato Matassino – Consorzio per la Sperimentazione, Divulgazione
e Applicazione di Biotecniche Innovative – Università del Sannio
ore 11,15 - Pausa
ore 11,30 - Forum degli Studenti (Prima sessione)
ore 13,00 - Pranzo
ore 14,30 - Forum degli Studenti (Seconda sessione)
ore 16,00 - Conclusioni del Presidente dell’Istituto Italiano di
Bioetica Campania
ore 16,15 - Visita al Museo Provinciale Campano
ore 17,30 - Fine del Convegno
2. Bioetica e intercultura - a.s. 2001/2003
I Convegno regionale di Bioetica per la scuola: "Bioetica e intercultura"
- 6 NOVEMBRE 2002
Aula Romolo Cerra - Istituto Nazionale Tumori
PROGRAMMA
ore 8.30 ritrovo dei partecipanti e iscrizione ai gruppi di lavoro
ore 9.00 introduzione al convegno (Aula Magna)
ore 9.30 Forum degli studenti:
Bioetica e intercultura
Bioetica di inizio vita e fecondazione assistita
Bioetica di fine vita e rapporto medico-paziente
Bioetica, ambiente, biotecnologie
ore 11.30 coffee break
ore 12.00
relazioni degli studenti sui risultati dei forum (Aula Magna)
dibattito
ore 13.30 pausa pranzo
ore 14.30
relazioni degli studenti sulle attività svolte nelle scuole
relazioni su “La Bioetica nelle Scuole: percorsi e possibilità
didattiche”
dibattito
ore 17.00 conclusione dei lavori
1. Etica del turismo sostenibile
Corso di Bioetica presso l’Istituto Tecnico per il Turismo di Faicchio (BN)
– marzo-aprile 2002
Convegno “Bioetica e turismo sostenibile” - Faicchio (BN) 18 aprile 2002
I Convegno provinciale di Bioetica: “Bioetica e turismo sostenibile”,
Istituto Tecnico per il Turismo, 18 aprile 2002, Faicchio (BN), Ente
promotore: Istituto Tecnico per il Turismo
Interventi:
Dirigente Scolastica Ines Victory D’Angelo
Prof. Pasquale Giustiniani
Prof. Roberto Gallinaro
Prof. Maria Antonietta La Torre
Prof. Raffaele Maffei
Prof. Michele Di Vico

Scuole di base
Il mio cielo è azzurro
Progetto di educazione alla tutela dell’ambiente - a cura di Anna de
Rose
(Seconda edizione)
con il patrocinio dell'Istituto Italiano di Bioetica - Campania
Premessa:
Per conservare inalterato l’habitat che ci circonda, appare ormai evidente
come non siano più sufficienti i soli interventi di riqualificazione
ambientale o i provvedimenti di difesa e tutela: è necessario creare una
sensibilità di massa legata ai processi ecologici e intervenire sul piano
dell’informazione e dell’educazione. Laddove si formano le coscienze e si
sviluppa il senso civico delle generazioni del domani, si è ancora in tempo
per far maturare la consapevolezza dell’importanza che la tutela ambientale
ha nel mondo moderno.
Il rapporto Uomo-Ambiente dovrebbe essere guidato dai seguenti principi:
· integrità dell’ecosistema intesa non solo come salvaguardia degli habitat
e della biodiversità ma anche come corretto utilizzo delle risorse da parte
delle comunità;
· equità sociale mettendo l’accento sulle nostre responsabilità rispetto a
quanti popoleranno in futuro il pianeta Terra;
· efficienza dell’economia in funzione delle risorse non rinnovabili, ovvero
il miglioramento dell’economia con la diminuzione dello sfruttamento delle
risorse non rinnovabili.
Obiettivo generale:
Il progetto vuole attuare un percorso educativo capace di promuovere
cambiamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti, sia a livello
individuale che collettivo, per la salvaguardia e la tutela dell’ambiente.
La relazione educativa prevede la partecipazione attiva da parte dei
soggetti coinvolti: ragazzi, insegnanti e adulti, in una dimensione di
collaborazione e secondo le modalità della ricerca insieme e della
ricerca-azione.
Obiettivi formativi:
· spingere il giovane ad interrogarsi sulle proprie abitudini;
· trasmettere l’importanza del risparmio e della salvaguardia delle risorse
naturali;
· creare la coscienza dell’importanza del proprio comportamento nella
soluzione delle problematiche ambientali;
· far sentire il discente come parte di una comunità che intraprende uno
sforzo comune per la salvaguardia delle risorse naturali, conservazione
della natura, tutela della biodiversità e promozione del territorio.
Destinatari:
Ragazzi delle SMS
Insegnanti delle scuole coinvolte
Questi ultimi svilupperanno, insieme agli esperti (operatori del D. P.), il
percorso didattico – educativo, applicando metodologie e tecniche
interattive per l’attiva partecipazione dei discenti e per orientarli
consapevolmente verso comportamenti ecologicamente sostenibili.
Programma:
Le linee guida del progetto sono impostate sulla interdisciplinarietà.
I contenuti e la conoscenza delle tematiche ambientali quali la risorsa
acqua e il risparmio idrico, i rifiuti recuperati, la diversità biologica
coinvolgono diverse discipline in modo trasversale ed integrato.
Il progetto si propone, quindi, di fare informazione, formazione ed
educazione in tema di ambiente garantendo un corretto approccio e si
articola in:
· Risorsa acqua e consumo idrico
Tematica:
L’acqua è la risorsa più abbondante del nostro pianeta e gioca un ruolo
fondamentale per tutti gli ecosistemi e per la vita umana. Grazie, infatti,
alle sue straordinarie qualità, il continuo rinnovo, tramite il ciclo
idrologico e la sua capacità autodepurativa, essa ha mantenuto a lungo le
caratteristiche di purezza, di qualità e di disponibilità apparentemente
illimitata, fornendo l’illusione di una risorsa inesauribile e inalterabile,
considerata come un dono gratuito dell’ambiente naturale. La situazione è
radicalmente cambiata negli ultimi decenni. In molte aree geografiche, le
attività antropiche, spesso irriguardose del rispetto degli equilibri
idrogeologici, ne hanno compromesso la quantità e la qualità.
Si vuole risvegliare la coscienza sul ruolo fondamentale di questa risorsa
nell’esistenza stessa dell’uomo, e sulla necessità di preservare l’ambiente.
· Azione recupero dei rifiuti urbani
Tematica:
Lo sviluppo economico vuol dire benessere diffuso ed offerta di prodotti
sempre più numerosi e diversificati, ma la crescita dei consumi implica
anche una grande quantità di rifiuti.
Ogni giorno produciamo una mole impressionante e continua di rifiuti, a
volte abbandonati senza cautela: un peso insostenibile per il nostro
ambiente, già messo a dura prova da tante forme di inquinamento.
Attraverso un idoneo percorso didattico si vuole evidenziare come la
raccolta differenziata rappresenti uno strumento fondamentale per la
corretta gestione dei rifiuti urbani. Tra le tante strategie valutate, si è
pensato di attuare quella che noi abbiamo definito ”l’ assioma delle tre
erre”, ovvero:
Rifiuto – Riciclaggio – Risorsa
che consiste:
· nella raccolta di tappi di plastica organizzata presso le tre scuole;
· vendita dei tappi ad una ditta specializzata nel riciclaggio;
· impegno del ricavato in opere sociali.
Biodiversità
Tematica:
La varietà delle forme di vita vegetali e animali, presenti negli ecosistemi
del pianeta, rischiano di sparire per sempre a causa dell’uomo.
La biodiversità è l’assicurazione sulla vita del nostro pianeta, un
patrimonio universale; siamo tutti, quindi, chiamati a difenderla.
Il miglior modo per conservarla è quello di conoscere e valutare le sue
componenti e i processi che la influenzano.
Moduli del progetto e programma di insegnamento
Il progetto, che sarà implementato presso tre scuole medie inferiori, è
suddiviso in 4 moduli.
Ogni SMS partecipa con un massimo di 60 discenti.
Il percorso formativo è costituito complessivamente da n. 50 ore di
attività così articolate:
· n. 8 ore di formazione per gli educatori;
· n. 42 ore di lezioni per i discenti, di cui:
1. n. 21 ore di lezioni teoriche;
2. n. 21 ore di attività pratiche: laboratorio, elaborazione disegni,
volantini, adesivi.
Sono previste:
la produzione di dipinti, sempre in tema di educazione ambientale, da
realizzare su borse di stoffa;
la partecipazione al Guiness dei primati per la raccolta dei tappi di
plastica, valutazione in peso;
la visita a un centro di riciclaggio.
Modulo
Unità didattiche
Orientamento
Presentazione del gruppo
Articolazione del percorso formativo
Acqua
Ciclo dell’acqua
Risparmio di acque destinate al consumo umano
Riciclaggio
Differenziazione corretta dei rifiuti
Riciclo di alcuni materiali
Utilizzo di risorse ecocompatibili
Biodiversità
Risorse
Biomi
Ecosistemi
Valori
Ogni attività dei discenti verrà accompagnata:
· dalla fornitura della documentazione necessaria ad inquadrare gli
argomenti trattati (riferimenti bibliografici e indirizzi per
approfondimenti ed esemplificazioni);
· dalle dispense relative ai diversi argomenti;
· dal materiale per svolgere nel modo più produttivo i lavori di gruppo
( esempi, documenti schede di lavoro e di sintesi);
· dalle schede di autovalutazione relative ai moduli sviluppati.
Gli esiti delle verifiche saranno oggetto di analisi con i ragazzi per
identificare i miglioramenti e gli interventi necessari.
Per quanto concerne l’utilizzo di strumenti didattici, si utilizzeranno:
lavagna fissa e/o a fogli mobili, lavagna luminosa, videoproiettore,
computer. Ai partecipanti saranno distribuite fotocopie di materiale di
lavoro, CD. Si farà ricorso a tecniche diverse e adeguate di volta in volta
all’argomento/tematica che si affronterà. Si prediligeranno comunque
metodologie attive, poiché si parte dal presupposto che l’apprendimento
effettivo è soprattutto quello derivante dall’esperienza: comprensione,
elaborazione e metabolizzazione dell’esperienza vissuta.
Queste metodologie funzionano in particolare quando si tratta, più che di
acquisire o memorizzare elementi cognitivi nuovi, di ristrutturare
concezioni ed atteggiamenti; obiettivo reale di questo progetto.
Durata del progetto
Durata del progetto in ore 50 x 3 = 150
Durata del progetto in mesi/anno 7/1
Data di avvio: Ottobre 2006
Data di conclusione progetto: Aprile 2007
Monitoraggio e valutazioni delle azioni del progetto e delle competenze
acquisite:
1. Verifica dell’accesso a tutte le informazioni fornite nel percorso
formativo
L’analisi dell’andamento delle presenze individuali permetterà di
evidenziare l’esistenza di eventuali carenze informative e di definire
strategie per colmarle.
2. Verifica della comprensione delle informazioni
La novità e la complessità di alcuni dei contenuti potrà far insorgere nei
partecipanti difficoltà in ordine alla comprensione di alcune informazioni,
in particolare quando la loro natura si discosti in modo significativo dal
back ground culturale dei partecipanti. Al termine del modulo sarà perciò
somministrata una scheda di autovalutazione della comprensione dei
principali argomenti trattati.
3. Controllo della comprensibilità delle informazioni erogate.
I risultati della scheda di autovalutazione saranno tabulati allo scopo di
rilevare gli argomenti per i quali esistono scostamenti significativi
rispetto alla media.
Sarà inoltre valutato il livello di soddisfazione dei partecipanti
attraverso un questionario, che misurerà il gradimento per l’attività
corsuale rispetto:
· alla significatività delle informazioni ricevute;
· alle modalità della comunicazione;
· alle proposte di attività e alla loro organizzazione;
· alla percezione di utilità delle informazioni e delle attività rispetto
alle proprie attività.
Conclusioni:
La realizzazione del progetto “Il mio cielo è azzurro” è un’occasione
importante per suscitare nei ragazzi l’attenzione su diverse problematiche
ecologiche, considerato che i giovani sono consumatori di oggi e saranno
consumatori di domani.
Bisogna contare su di loro per orientare ed educare all’acquisizione di
abitudini e comportamenti corretti finalizzati a sviluppare un nuovo stile
di vita, un approccio diverso con il mondo che ci circonda che abbia come
fine ultimo il rispetto e l’integrazione in equilibrio con l’ambiente.
Pompei 13 luglio 2006
Il Responsabile del progetto-dott. Lucia Roma
Il Responsabile del settore-dott. Anna de Rose
AZIENDA SANITARIA LOCALE NA 5
DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE
Settore Studi e Formazione
Via Acquasalsa, 2 – 80045 Pompei
tel. 0815352610- 606 fax 0815352602

Spazio docenti
Materiali didattici
V CONVEGNO REGIONALE DI BIOETICA PER LA SCUOLA
“Il Valore Ambiente”
AMBIENTE E CONVENZIONI INTERNAZIONALI
Silvana Schiavone
docente di Lettere
Liceo Scientifico “E.Amaldi”- S.Maria C.V.(CE)
Negli ultimi trent’anni, in conseguenza del degrado dello stato di salute
del pianeta e dei frequenti disastri ecologici, si è sempre più sentita, da
parte della comunità internazionale, l’esigenza di proteggere l’ambiente,
preoccupandosi di stabilire linee programmatiche da seguire per garantirne
la salvaguardia e arginarne il deterioramento. Davanti ai danni causati
dall’inquinamento la legislazione nazionale adottata nei vari Paesi si è
dimostrata ben presto insufficiente e ci si è resi consapevoli di dover
intervenire a livello mondiale con una politica ambientale ed una
regolamentazione giuridica ben definita. In particolare, la Conferenza delle
Nazioni Unite sull’ambiente umano (UNCHE, United Nations Conference on Human
Environment), tenutasi a Stoccolma nel 1972, ha segnato l’inizio di una
presa di coscienza a livello globale ed istituzionale dei problemi legati
all’ambiente. Si legge nella dichiarazione finale:” Siamo arrivati ad un
punto della storia in cui dobbiamo regolare le nostre azioni verso il mondo
intero, tenendo conto innanzitutto delle loro ripercussioni sull’ambiente”.
Da quel momento la protezione ed il miglioramento dell’ambiente sono
divenute, nelle intenzioni delle Nazioni Unite, priorità di capitale
importanza, in quanto presupposto del benessere dei popoli e del progresso
del mondo intero. L’attenzione della Conferenza di Stoccolma si concentrò
sulla cooperazione internazionale e come esito furono istituiti ministeri e
agenzie dell’ambiente in più di 100 Paesi e in 20 anni si stima che furono
formate circa 100.000 organizzazioni. Ciò ha indotto gli Stati a stipulare
convenzioni multilaterali, regionali, bilaterali e a predisporre strumenti
volti a proteggere l’ambiente in ogni sua forma.
Le Convenzioni in generale, stabiliscono obblighi di cooperazione in
funzione preventiva.
Per l’inquinamento dell’ARIA e la protezione della fascia di OZONO
CONVENZIONE DI VIENNA 1985 e relativi Protocollo di Montreal 1987 poi
successivamente modificato
Tale accordo prevede l’eliminazione completa dell’uso delle sostanze
inquinanti entro il 1996. Tappe differenziate per i Paesi in via di sviluppo.
Sono entrati Cina, India e Brasile e successivamente quasi tutti i Paesi in
via di sviluppo.
Viene vietata la produzione, la messa in commercio, l’uso in processi
produttivi, la limitazione all’importazione e all’esportazione di una serie
di gas, i clorofluorocarburi, il tetracloride, tricloroetano, gli
idrobromofluorocarburi e gli altri indicati negli allegati al Regolamento UE
n°20037/2000.
I cluorofluorocarburi sono perciò proibiti negli aerosol, come solventi,come
sostanze refrigeranti. Sono consentite delle eccezioni in alcuni casi in cui
tali sostanze servono ad usi essenziali, ad es. medici, di ricerca o
militari. Si devono osservare cautele anche nella dismissione di que beni (es:frigoriferi,
estintori) che contengano queste sostanze.
CONVENZIONE DI GINEVRA 1979 sull’inquinamento transfrontaliero a lunga
distanza.
Programma di cooperazione per il monitoraggio delle sostanze che inquinano
l’atmosfera in Europa. Riduzione delle emissioni di zolfo e loro flussi
transfrontalieri.
CONVENZIONE DI STOCCOLMA 2001.
Si pone come obiettivo l’eliminazione e la diminuzione dell’uso di alcune
sostanze nocive per la salute umana e per l’ambiente definite Inquinanti
Organici Persistenti (POP). I POP, altamente tossici, si propagano nell’aria,
nell’acqua o nel terreno e a causa della loro scarsa degradabilità,
risiedono nell’ambiente per lungo tempo. Nonostante questo divieto, alcune
di queste sostanze sono ancora utilizzate. La Convenzione è entrata in
vigore il 17 maggio 2004 ed hanno aderito 150 paesi tra cui gli stati membri
dell’Unione Europea. Alcune deroghe ai divieti sono accordate ad esempio per
il DDT che resta indispensabile per i paesi in via di sviluppo per la lotta
contro la malaria. I paesi industrializzati si obbligano a fornire
assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo e ai paesi ad economia di
transizione per aiutarli a conformarsi agli obblighi della Convenzione.
Per le Attività Industriali a rischio di incidente rilevante,la CONVENZIONE
DI HELSINKI del 1992 si fonda sul principio della prevenzione: gli stati
devono adottare delle politiche e delle strategie volte a ridurre i rischi
di incidenti industriali. Devono stabilire delle norme di sicurezza,
eventualmente istituire dei sistemi di autorizzazione, permettere una
valutazione dei rischi, applicare le tecnologie più appropriate, sorvegliare
le attività pericolose.
Esempi di incidenti: Seveso 1976; Romania 2000. Un’impresa di lavorazione
dell’oro ha causato la fuoriuscita di circa 100.000 metri cubi di acqua
mescolata a cianuro nel fiume Lapus; tali acque si sono poi riversate nel
Danubio.
Olanda2000. Esplosione di una fabbrica di fuochi d’artificio.
Tolosa, Spagna 2001. Esplosione di una fabbrica di fertilizzanti. Il fine
della Convenzione è dunque quello di prevenire gli incidenti e limitarne i
loro effetti sull’uomo e sull’ambiente.
Inquinamento del mare e delle acque.
Le prime convenzioni sul diritto del mare vengono siglate nel contesto delle
Nazioni Unite nel 1958; queste si occupano però più della delimitazione
degli spazi marittimi che dell’inquinamento delle acque. Di diverso tenore è
invece la CONVENZIONE DELLE NAZIONI UNITE firmata a Montego Bay nel 1982 (ratificata
e resa esecutiva in Italia con la legge 2 Dicembre 1994, n°689), con la
quale gli Stati si impegnano a proteggere e a rispettare l’ambiente marino,
soprattutto a vigilare che le attività poste sotto la loro giurisdizione e
il loro controllo non mettano in pericolo l’ambiente di altri Stati o non
pregiudichino l’ambiente in zone al di là di quelle sulle quali esercitano
la loro sovranità. ( Si deve tener presente che il mare è diviso in varie
zone e lo Stato esercita la sua sovranità sulle acque interne e sul mare
territoriale fino a 12 miglia dalla costa, diritti sovrani sullo
sfruttamento della Zona Economica Esclusiva, (ZEE), ossia sulle acque fino a
200 miglia dalla costa, e sulla piattaforma Continentale, ossia il fondo
marino e il sottosuolo fino a 200 miglia dalla costa. L’alto mare, oltre la
ZEE, è libero). La Convenzione si occupa di contrastare l’inquinamento di
origine tellurica, di origine atmosferica, proveniente dai fiumi e dagli
oleodotti, quello derivante dalle attività di immersione e attività di
navigazione. Devono essere preservati gli ecosistemi rari e gli habitat
delle specie in pericolo. Le misure introdotte sono destinate a evitare
l’inquinamento derivante dal ricorso a tecnologie o all’introduzione
intenzionale o accidentale di specie non indigene che rischino di introdurre
mutamenti considerevoli e nocivi all’ambiente.
Casi famosi di inquinamento:
A partire dal 1953 gli abitanti della baia di Minamata in Giappone furono
vittima di una strana epidemia. Le inchieste svolte finirono per accertare
la responsabilità delle industrie locali che per anni avevano riversato
mercurio nel mare che si era accumulato nei pesci e nei molluschi che erano
stati consumati dalla popolazione con la conseguenza di morti, malformazioni
nei feti, ecc….
1967-La petroliera gigante Torrey Canyon si spezzò al largo delle coste
della Cornovaglia riversando 10.000 tonnellate di greggio che andarono a
macchiare le coste francesi e inglesi. Questa fu la prima catastrofe
ambientale resa nota dai media, ciò portò alla presa di coscienza della
fragilità dell’ambiente marino e dei problemi economici che potevano
derivare da un tal genere di inquinamento.
1999- La petroliera Erika che navigava con bandiera maltese e trasportava
idrocarburi per conto della società Total si è spezzata in due a sud della
punta Finistere, in Bretagna. Ne sono fuoriuscite 20.000 tonnellate di
petrolio che hanno inquinato oltre allo spazio marittimo, circa 400 km di
costa atlantica.
2002-La petroliera Prestige, battente bandiera delle Bahamas, che
trasportava 77.000 tonnellate di petrolio si è trovata in difficoltà al
largo delle coste spagnole. Dopo essere stata rimorchiata per cinque giorni,
il suo scafo si è rotto ed è affondata.
Questi due ultimi eventi scossero molto l’opinione pubblica, ciò ha
contribuito a prendere misure giuridiche a livello internazionale e a
livello comunitario.
Per quanto riguarda l’inquinamento derivante dalle attività di navigazione
la Convenzione prevede obblighi degli Stati diretti ad introdurre forme di
controllo sulle navi, da esercitarsi non solo da parte dello Stato di
bandiera della nave, ma anche dallo Stato del porto in cui la nave
volontariamente attracchi, e dallo Stato costiero relativamente al mare
territoriale e alla zona economica esclusiva (ZEE).
LA CONVENZIONE MARPOL, sull’inquinamento marino,1973 ha come scopo di
mettere fine all’inquinamento da idrocarburi ed altre sostanze nocive e di
ridurre il riversarsi in mare di questo tipo di sostanze. SI prevede la
progressiva sostituzione delle petroliere a scafo semplice.
Per le risorse idriche il problema non è solo quello della tutela contro
l’inquinamento ma anche quello della loro gestione, per permettere anche
alle generazioni future l’utilizzo di questa risorsa.
L’inquinamento è diverso a seconda dell’utilizzazione delle acque, domestica,
industriale, agricola, per la navigazione, per la produzione idroelettrica….e
può derivare da : scarico di sostanze nocive diretto o indiretto ( es
attraverso il suolo); di tipo termico come quello dell’acqua utilizzata per
raffreddare le centrali elettriche; da fosfati e nitrati presenti nei
fertilizzanti.
Convenzione sulla protezione e utilizzazione dei corsi d’acqua
transfrontalieri e dei laghi internazionali 1992.
LA CONVENZIONE SULLA DIVERSITA’ BIOLOGICA elaborata in occasione della
Conferenza su Ambiente e Sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro tra il 3 e 14
Giugno 1992, mirava a promuovere un accesso equilibrato alle risorse
biologiche degli ecosistemi ed invitava alla cooperazione internazionale gli
Stati. La Convenzione ha posto la vitale necessità di conservare in situ gli
ecosistemi e gli habitat naturali e di mantenere e ricostituire le
popolazioni di specie vitali nei loro ambienti naturali. Ha indicato una
serie di obiettivi su cui elaborare opportune strategie per un’efficace
conservazione della biodiversità, per l’accesso alle risorse genetiche ed il
trasferimento delle biotecnologie, per la sensibilizzazione delle
popolazioni.
LA CONVENZIONE DELLE NAZIONI UNITE per la lotta contro la desertificazione
adottata a PARIGI il 17 giugno 1994, ha l’obiettivo “di combattere la
desertificazione e mitigare gli effetti dell’aridità in Nazioni che stanno
soffrendo a causa di gravi siccità e/o desertificazioni, particolarmente in
Africa”.
La Convenzione ha invitato i contraenti alla massima cooperazione ed ha
auspicato il miglioramento della produttività delle terre coltivate, il loro
recupero, la loro conservazione, nell’ottica di prevenire le conseguenze a
lungo termine della desertificazione, comprese estinzione delle specie
animali e cambiamento climatico. Soprattutto la Convenzione ha chiamato le
Nazioni industrializzate ad un impegno solidale nei confronti delle
popolazioni più povere affinchè offrano un sostegno concreto ai Paesi in via
di sviluppo partecipanti alla Convenzione fornendo loro risorse finanziarie,
facilitando l’accesso alle tecnologie ed alle conoscenze.Essa ha stabilito
inoltre il dovere delle Nazioni colpite dalla desertificazione e dalla
siccità di dare prioritaria importanza alla lotta contro tali problemi,
promuovendo la consapevolezza e la partecipazione delle popolazioni locali,
sviluppando piani di azione locale per combattere la desertificazione
mediante una partecipazione delle zone rurali del Paese e di quelle persone
che vivono dell’agricoltura.
Con LA CONVENZIONE QUADRO sui cambiamenti climatici, si è fissato
l’obiettivo di stabilizzare la concentrazione in atmosfera dei gas serra
dovuta all’impiego di combustibili fossili,ad un livello tale da impedire
pericolose conseguenze per il sistema climatico. Ai Paesi industrializzati,
veniva richiesto il maggiore sforzo economico ed assegnato l’onere
dell’avvio delle misure che avrebbero dovuto condurre alla riduzione, nei
successivi 10 anni, delle emissioni di anidride carbonica ai livelli del
1990.
La Conferenza delle Parti (COP), Organo Supremo sul clima, divenuto la
massima autorità della Convenzione, riunitasi per la prima volta a Berlino
nel marzo 1995 è stata convocata, da allora, annualmente per verificare
l’effettivo rispetto degli impegni assunti dai Paesi firmatari della
Convenzione.
Ad oggi vi sono già state9 Conferenze delle Parti: Berlino, Ginevra, Kyoto,
Buenos Aires, Bonn, Aja, Marrakech, Nuova Delhi, Milano. Le Conferenze hanno
visto lunghe e travagliate trattative sul problema del clima: una volta
adottato nel corso della 3° Conferenza delle Parti a Kyoto nel 1997, il
Protocollo di attuazione (Protocollo di Kyoto), nelle sessioni successive di
Buenos Aires(1998), Bonn(1999)e l’Aja(2000), gli sforzi sono stati tutti
rivolti alla ricerca di una base comune al fine di ratificare il Protocollo
stesso e di darvi concerta attuazione. La fuoriuscita degli Stati Uniti e la
reticenza dei Paesi come la Russia, il Canada,il Giappone, hanno tuttavia
ostacolato il raggiungimento del numero minimo dei Paesi (55 Nazioni che,
rappresentino il 55% delle emissioni mondiali di gas serra del 1990), dai
quali il Protocollo di Kyoto deve essere ratificato per entrare in vigore.
Il Protocollo impegna i paesi industrializzati e quelli ad economia in
transizione (i paesi dell’Est Europeo) a ridurre complessivamente del 5,2
per cento le principali emissioni antropogeniche di gas serra entro il 2010
e, più precisamente, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2012. Il paniere
di gas serra considerato nel Protocollo include sei gas: l’anidride
carbonica, il metano, il protossido d’azoto, i fluorocarburi idrati, i per
fluorocarburi, l’esafloruro di zolfo.
L’anno di riferimento per la riduzione delle emissioni dei primi tre gas è
il 1990, mentre per i rimanenti tre (che sono gas lesivi dell’ozono
stratosferico e che per altri aspetti rientrano nel Protocollo di Montreal)
è il 1995. La riduzione complessiva del 5,2% non è uguale per tutti i Paesi.
Per i paesi membri dell’Unione Europea nel loro insieme la riduzione dovrà
essere pari all’8%, per gli USA al 7%, per il Giappone al 6%.
Il Protocollo incoraggia i governi a collaborare tra loro, a migliorare la
loro efficienza nel settore dell’energia, a riformare i settori dell’energia
e dei trasporti, a promuovere forme di energia rinnovabile, eliminare
inappropriate misure fiscali e imperfezioni del mercato, limitare le
emissioni di metano provenienti dalla gestione dei rifiuti e dal sistema
energetico, e a proteggere le foreste e altre “fonti” di carbone.
Si individuano tre diverse categorie di Paesi:
1) Paesi in via di sviluppo, che non sono sottoposti ad obblighi di
riduzione di gas ad effetto serra ma esclusivamente a obblighi di
cooperazione e scambi diinformazioni.
2) Paesi in transizione verso un’economia di mercato, che sono tenuti ad
obblighi ridotti quanto alle emissioni di gas ad effetto serra.
3) Paesi economicamente avanzati, per i quali il Protocollo fissa
mediamente al 5% la percentuale di riduzione delle emissioni di gas per il
periodo 2008-2012.
La resistenza della Russia e l’opposizione degli Stati Uniti alla ratifica
del Protocollo sono legate ai criteri utilizzati per la distribuzione dei
costi per il raggiungimento degli obiettivi di contenimento dei fenomeni di
cambiamento climatico previsti per il primo periodo di attuazione del
Protocollo (2008-2012). In questa prima fase i costi graveranno solo sui
Paesi industrializzati. La debolezza di questo criterio deriva dal fatto che
probabilmente alla fine del primo periodo di applicazione (2012) altri paesi
in via di sviluppo (Cina, India, Brasile)raggiungeranno e potranno persino
superare i livelli di emissioni dei paesi industrializzati. Cosicchè il
contenimento imposto ai Paesi più sviluppati rischia di essere compensato
dall’incontrollato aumento delle emissioni da parte di quei paesi in via di
sviluppo che si stanno incamminando sulla strada dello sviluppo economico.
La Conferenza di Marrakech del 2001 ha prodotto gli accordi di Marrakech
sull’applicazione del Protocollo di Kyoto. Secondo tali accordi ciascuno
Stato vedrà attribuirsi una quota percentuale di riduzione delle emissioni
di gas ad effetto serra denominata diritto di emissione. Se uno Stato
produce una percentuale di gas ad effetto serra maggiore di quella
autorizzata, godrà della possibilità di acquistare, da un Paese che ne
produce di meno, la sua eccedenza di diritti di emissione.
Grazie alle misure previste e all’utilizzo dei meccanismi di Kyoto, l’Unione
Europea riuscirà a ridurre entro il 2010 le proprie emissioni del 9,4%
rispetto all’anno di riferimento. I dati più recenti rivelano una
diminuzione delle emissioni pari ad appena l’1,7% rispetto al 1990.
Iniziative utili alla riduzione delle emissioni:
1) Diffusione delle fonti di energia rinnovabile.
2) Miglioramento dei metodi di combustione degli autoveicoli
3) Miglioramento dell’efficienza degli edifici.
4) Diffusione dell’idrogeno rinnovabile.
5) Fissione nucleare
6) Migliore gestione delle risorse agricole e forestali.
Le fonti principali di energia rinnovabile sono quella solare, idroelettrica,
eolica e da biomassa. Queste forme di energia sono nella maggior parte del
mondo le uniche risorse locali disponibili. Esse derivano direttamente o
indirettamente da quella solare ed hanno il vantaggio di presentare
generalmente un basso impatto ambientale, ad esclusione dell’incenerimento
della biomassa o dei rifiuti urbani. Alcune di queste risorse (celle solari)
producono energia a costi attualmente maggiori di quelle fossili e nucleari.
La Dichiarazione Politica sullo Sviluppo Sostenibile
Si ricorda,infine, tra le altre iniziative avanzate allo scopo di eliminare
la povertà e porre le Nazioni sottosviluppate in condizione di progredire e
svilupparsi, LA DICHIARAZIONE POLITICA SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE firmata
dagli Stati in occasione del summit mondiale tenutosi a Johannesburg tra il
26 agosto e il 4 settembre 2002, in cui si ribadiscono gli impegni
sottoscritti nei precedenti vertici evidenziando le interdipendenze tra i
problemi ambientali e quelli sociali e sottolineando l’importanza di ridurre
“il profondo contrasto che divide la società tra ricchi e poveri ed il
crescente divario tra mondi sviluppati e quelli in via di sviluppo”.
Il piano d’azione adottato in occasione del summit, definisce concretamente
alcuni obiettivi prioritari:
1) La cooperazione, per cui si è deciso di destinare ad un fondo per la
solidarietà lo 0,7% del prodotto interno lordo dei Paesi ricchi e si sono
stabiliti ben 562 progetti bilaterali tra Paesi industrializzati e Paesi
poveri relativi a diverse aree di intervento (tra queste povertà, energie
rinnovabili, purificazione delle acque.)
2) Risorse idriche in relazione alle quali si è assunto l’impegno di
dimezzare entro il 2015, il numero delle persone che non hanno accesso
all’acqua potabile ed ai servizi igienici.
3) L’energia, per la quale gli Stati aderenti si sono impegnati ad un
“sostanziale incremento dell’uso di fonti rinnovabili di energia (eolica,
solare,biomassa ecc…)
4) La protezione della biodiversità attraverso una significativa
riduzione, entro il 2010, del ritmo di estinzione delle varietà delle specie
viventi, ed il mantenimento dell’abbondanza e delle varietà delle specie
ittiche, mediante messa al bando di tecniche di pesca devastanti ed
imposizione del rispetto dei periodi di riproduzione.
5) Eliminazione delle sostanze chimiche tossiche e nocive (in particolare
dei pesticidi in agricoltura) entro il 2020.
6) Il clima, in relazione al quale sono stati ribaditi gli impegni
assunti nella Convenzione di Rio sui cambiamenti climatici, e si è fatto
appello per la ratifica del Protocollo di Kyoto a quei Paesi che ancora non
lo avessero fatto.
Con il vertice sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg si è cercato
quindi, di affrontare il nodo centrale di come raggiungere oggi lo sviluppo
economico e sociale , ma soprattutto di come renderlo sostenibile rispetto
all’ambiente e al futuro del genere umano.
Tuttavia i progressi raggiunti negli ultimi anni in termini di miglioramento
dell’ambiente e di sviluppo sostenibile sono stati minimi. A 10 anni di
distanza dal primo summit di Rio, si è dovuto, infatti, constatare che, pur
avendo quest’ultimo provocato una presa di coscienza globale sulle priorità
ambientali ed innescato una quantità di processi istituzionali di successo,
non ha però prodotto tangibili risultati globali: l’equilibrio ecologico si
è deteriorato, (si pensi al continuo aumento della concentrazione di
anidride carbonica nell’atmosfera o alla inesorabile diminuzione delle
foreste) la povertà mondiale è aumentata e il bisogno fondamentale di
cambiare radicalmente i modelli di produzione e consumo è stato pressoché
ignorato. Di fronte a questa realtà è parso chiaro che gli sforzi profusi
per evitare e prevenire i rischi e le violazioni in materia ambientale non
hanno purtroppo raggiunto l’obiettivo in modo soddisfacente.
APRILE 2007
B I B L I O G R A F I A
LAURA VALLE - Lezione di diritto dell’ambiente
FEDERICO ANTICH – Origine ed evoluzione del diritto internazionale
ambientale

DIRITTO ALL’AMBIENTE E DIRITTO DELL’AMBIENTE
AnnaMaria Esposito
docente di Scienze
Liceo Scientifico”E.Amaldi”- S.Maria C.V.(CE)
Lo sviluppo delle società umane, nel corso dei millenni, è stato
caratterizzato da una serie di cambiamenti dei sistemi naturali della Terra,
che hanno permesso di sostenere modi di vivere sempre più sofisticati e
confortevoli di una popolazione in continua crescita. Ciò ha determinato una
transizione verso strutture sociali e politiche complesse, che hanno
favorito grandi progetti a vantaggio dell’uomo permettendogli di ottenere
approvvigionamenti sicuri di cibo, acqua, energia e materiali.
Con l’avvento dell’industrializzazione, in particolare, si è assistito ad
un’accelerazione dei cambiamenti ambientali, che hanno interferito con
maggiore incisività con gli ecosistemi terrestri, con serie conseguenze
anche sulla salute dell’uomo. Tutto ciò è stato permesso specialmente dalle
civiltà occidentali che, supportate da una visione del mondo in cui da un
lato vi è l’uomo e la sua necessità di progredire materialmente e,
dall’altro, la natura con una serie di risorse a totale disposizione del
progresso umano, sono state per secoli indifferenti alle tematiche
ambientali. Dalla seconda metà del ventesimo secolo le grandi conquiste
della tecnica e della tecnologia hanno in qualche modo legittimato questa
visione per cui oggi si assiste a cambiamenti degli ecosistemi in
proporzioni che non hanno precedenti (riduzione della diversità biologica,
effetto serra, buco dell’ozono, ecc…). Questa grave crisi ecologica,
attualmente, è arrivata ad un punto tale da mettere in dubbio, su lungo
periodo, la sopravvivenza dello stesso genere umano facendo rischiare alle
generazioni future di non avere le stesse opportunità di sviluppo di cui noi
godiamo e beneficiamo.
Le indagini svolte dai maggiori centri di analisi e di ricerca sullo stato
dell'ambiente e sulle cause che determinano il suo degrado dimostrano che il
nostro sistema economico e sociale ha determinato un'insostenibilità dei
modelli di sviluppo per cui è necessario un cambiamento sia dei processi di
produzione che di quelli di consumo. L’ambiente, come complesso di beni
naturali e culturali, quindi, non può più essere considerato l’oggetto
natura-risorsa contrapposto al soggetto uomo: è necessario il passaggio dal
“moderno scientifico-tecnico”, che ha insistito sull’emancipazione dell’uomo
attraverso il dominio della scienza sulla natura, al “post moderno”, che
problematizza la questione ambientale opponendo al metodo riduzionistico un
approccio olistico, che percepisce ed affronta le tematiche ambientali nella
loro globalità evidenziandone le caratteristiche giuridiche, sociali, etiche
e politiche.
Nell’ambito del sistema sociale, la consapevolezza del contrasto tra il
tradizionale modello di benessere e sviluppo economico e la necessità di
salvaguardare gli equilibri ambientali è andata gradualmente crescendo. Nel
corso degli anni, infatti, dopo una prima reazione al degrado ambientale,
basata sulla convinzione del diritto di ciascuno a proteggersi contro i
danni che un ambiente ostile può procurargli (diritto alla vita) e del
dovere di non danneggiare l’ambiente per non subire danni alla salute (diritto
alla salute), si è acquisita la consapevolezza del diritto da parte
dell’uomo attuale e delle generazioni future di poter godere di un ambiente
migliore (diritto all’ambiente) che, a sua volta, come bene ed entità
autonoma, ha diritto alla propria esistenza (diritto dell’ambiente). In
particolare, il diritto ambientale, inteso come l’insieme di quelle norme
rivolte in maniera più o meno diretta a disciplinare problematiche attinenti
all’ambiente, nasce come risposta alla crisi della società attuale nella
gestione dei rapporti fra uomo e natura e fra modi di produzione ed uso
delle varie risorse.
Negli ultimi decenni l’intervento giuridico nel campo ambientale ha seguito
due linee di tendenza: la prima si è basata sulla convinzione che la
protezione della natura sia vantaggiosa per l’uomo, la seconda sulla
convinzione normativa che è dovere dell’uomo proteggere e custodire i valori
di qualsiasi genere. Dall’intreccio confuso e disorganico di entrambe le
tendenze il diritto ha cercato di individuare nuove direzioni di sviluppo i
cui obiettivi sono: proteggere l’autoregolazione della natura e disciplinare
le attività umane rivolte all’ambiente.
Il diritto costituisce, anche, il fondamento dei diversi strumenti di cui
nel tempo si è dotata la comunità internazionale per far fronte ai problemi
ambientali. La Conferenza di Stoccolma (1972), il Rapporto Brundtland della
Commissione Mondiale sull’ambiente e sullo sviluppo (1987), il Summit della
Terra di Rio de Janeiro (1992), il Protocollo di Kyoto (1997) della
Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ed il
riscaldamento globale, La Conferenza di Johannesburg (2002) sullo sviluppo
sostenibile e la Conferenza di Nairobi (2006) sui cambiamenti climatici
esprimono, infatti, lo sforzo della Comunità mondiale per pianificare lo
sviluppo sostenibile e testimoniano l’affermarsi del principio di
responsabilità condivisa, che coinvolge non solo i vari stati, ma, anche
imprese, enti pubblici, industrie.
I principi del diritto ambientale, emersi nel diritto internazionale
dell’ambiente come strumenti per realizzare forme di consenso su strategie e
comportamenti da tenere rispetto a problematiche di carattere globale, si
sono anche affermati nei diritti sovranazionali “regionali” e nei diritti
nazionali.
Oggi, in Italia il termine “ambiente”(assente nella Costituzione entrata in
vigore il primo gennaio 1948), dopo varie successive sentenze della Corte
Costituzionale, indica un valore primario, non subordinato ad altri
interessi, da salvaguardare e proteggere , qualcosa di più di un mero
diritto soggettivo. L’approccio italiano al diritto ambientale inizialmente
è stato caotico ed ingovernabile a causa dello sviluppo e della
trasformazione della percezione della natura e per la ricerca dei mezzi più
adeguati di tutela dell’ambiente. Successivamente è stato caratterizzato
dalla emergenzialità legata a fatti ed avvenimenti spesso tragici e
condizionato dai dati scientifici riferiti a varie discipline come
l’ecologia, la chimica, le biotecnologie. In particolare nel nostro Paese le
difficoltà nell’affrontare le problematiche giuridiche legate all’ambiente
trovano la spiegazione in due ordini di motivi: il primo è di carattere
strutturale, per gli approcci interdisciplinari che difficilmente si
lasciano “piegare” dalle categorie “rigide e semplificanti” del diritto; il
secondo è di carattere soggettivo, dovuto alla reticenza a riconoscere
dignità ed autonomia al diritto ambientale, ritenuto, al più, come un ramo
settoriale e specialistico di discipline più consolidate.
Il diritto comunitario, sin dal 1974, ha dato un notevole contributo allo
sviluppo del nostro diritto ambientale, facendogli superare l’impasse
culturale e ordinamentale, che aveva determinato una cristallizzazione del
dibattito dottrinale sulla ricerca di una sistemazione degli oggetti e dei
soggetti del diritto ambientale nelle categorie tradizionali dei beni
giuridici e dei diritti pubblici soggettivi.
I “principi comunitari di gestione dell’ambiente” rappresentano il risultato
di una progressiva evoluzione del diritto ambientale. Infatti, dopo il
principio “chi inquina paga”,che nasconde nella semplicità della sua
formula-slogan una certa ambiguità e difficoltà di applicazione, si sono
affermati il principio “preventivo”, che si basa sulla certezza scientifica
e considera l’impatto delle attività umane sull’ambiente un effetto abituale
dell’agire individuale e sociale, ed il principio “precauzionale”, che
implica un metodo generale e giuridicamente strutturato di valutazione dei
rischi impliciti nelle azioni umane. Mentre, però, il principio di
prevenzione fa riferimento a rischi certi, cioè conosciuti e
scientificamente dimostrabili, il principio di precauzione fa riferimento a
rischi incerti, che da dati scientifici disponibili risultano solo
potenziali. Va sottolineato che il principio precauzionale, rappresenta una
delle “frontiere” più interessanti e controverse del diritto ambientale
poiché fonda le sue basi su paure e contraddizioni della nostra epoca,
specialmente in relazione all’uso di alcune tecnologie, e riaccende il
dibattito sui rapporti tra diritto e scienze esatte. Tale principio, inoltre,
consente di affrontare aspetti fondamentali legati al diritto
all’informazione ed alla partecipazione democratica nella gestione dei
rischi.
La comunicazione ambientale, o meglio, l’informazione su questioni
ambientali, nasce, pertanto, come una presa di coscienza collettiva e
diventa un elemento costitutivo dei diritti di cittadinanza. Essa, però, per
essere efficace, deve: 1) passare da un’informazione volta a sensibilizzare,
ad una che corresponsabilizza; 2) essere interattiva piuttosto che
unidirezionale; 3) essere continua e di prevenzione e non episodica e di
emergenza; 4) essere più rigorosa sulle fonti ed i dati informativi, che
devono essere comprensibili, aggiornati e confrontabili.
L’opinione pubblica, grazie ad una maggiore informazione, ha manifestato in
questi ultimi decenni una crescente sensibilità verso le questioni
ambientali ed ha cominciato a percepire il pianeta come un grande
macroecosistema. I cittadini sono diventati più attenti alle scelte
politiche, sociali ed ambientali operate nelle zone più disparate della
terra e sono più consapevoli dell’importanza del raggiungimento di uno
sviluppo sostenibile, che subordina lo sviluppo economico alla salvaguardia
dell’equilibrio naturale. Mentre, però, aumenta la sensibilità complessiva
dell’opinione pubblica rispetto ai temi ambientali, non sempre i cittadini
evidenziano comportamenti e stili di vita ecocompatibili. Infatti, se a
parole essi sono consapevoli dell’importanza dell’ambiente, come fattore
cruciale per la qualità della vita, spesso non sono disposti a mettere in
discussione i propri modelli di consumo per rispettare l’ambiente. Non è
errato dire, quindi, che non si può ancora parlare di cultura ambientale,
specialmente se si considerano le fratture tra mondo “ricco” e quello “povero”.
Una cultura ambientale corretta presupporrebbe, infatti, il passaggio
dall’io al noi, dall’avere all’essere, dal singolare al plurale. In questa
ottica, affrontare le minacce al patrimonio naturale del pianeta, deve
essere visto anche come lotta alla povertà, perchè le comunità povere hanno
minori possibilità di scelta per la conservazione delle proprie risorse
naturali.
La realizzazione dello sviluppo sostenibile e la lotta alla povertà non
comportano, perciò, solo un cambiamento nelle modalità di sfruttamento
ambientale, secondo una logica di protezione dell'ambiente, ma la messa in
pratica di comportamenti ecologici che possono determinare cambiamenti nei
meccanismi di produzione e di consumo in una direzione più equa, grazie alla
conservazione ed alla ricanalizzazione delle risorse in direzione del
soddisfacimento di tutti, adesso e nel futuro. Occorre realizzare uno
sviluppo sostenibile che gravita intorno a due concetti chiave: quello di
equità intra-generazionale, che soddisfa le esigenze del mondo povero,
migliorandone le condizioni, e quello di equità inter-generazionale, che si
traduce nell'opportunità, oggi, di limitarsi nello sfruttamento
dell'ambiente per evitare di danneggiare le generazioni di domani.
Il problema ambientale presenta, quindi, anche aspetti etici che non possono
essere disgiunti da riferimenti di carattere socio-economico, da una parte,
e di carattere culturale, dall'altra. L'etica dell'ambiente si propone,
perciò, non come presa d'atto di presunti "diritti dell'ambiente", ma come
operazione avvalorante delle relazioni umane con il mondo. Su tale
presupposto, l'accresciuta potenza della tecnologia e del mercato, da un
lato, e la più grande vulnerabilità dei beni naturali e culturali,
dall'altro, conferiscono all'uomo una responsabilità, presente e futura,
sempre più grave e fa dell'ambiente uno speciale oggetto di cura.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
1) D. AMIRANTE, Diritto ambientale italiano e comparato.Principi, ed.
Jovene,2003.
2) ATLANTE DI GAIA, Un pianeta da salvare, a cura di Norman Myers,
Zanichelli, 1989.
3) COMITATO NAZIONALE PER LA BIOETICA, Bioetica e Ambiente, 21 settembre
1995.
4) E. FRUMENTO, Lo stato ambientale e le generazioni future: per una tutela
del diritto fondamentale all'ambiente,in www.ambientediritto.it
5) M.A. LA TORRE, La domanda sociale di natura e la cura per l’altro, in
Bioetica e diritti umani, a cura di M.A. La Torre, Luciano Editore,2004.
6) S. MAZZATA, Comunicare l’ambiente oggi, Spunti di analisi critica,
articolo originale con spunti dal capitolo “’Comunicare’ l’ambiente”in "Per
abitare la Terra, un’educazione sostenibile" a cura di Pierluigi Malavasi
Pubblicazioni dell’I.S.U. Università Cattolica,2003.
7) R. PARIGI, Educazione ambientale? Roba da bambini , articolo in
www.tuttoambiente.it
8) R.A. RICCI, Etica ambientale e informazione scientifica, pubblicato su
L'Avanti, 11 maggio 2003.
9) L. VALLE, Lezioni di Diritto dell’ambiente a.a. 2006/07,da www.unive.it
10) Ambiente: introduzione, articolo da www.europa.eu/scadplus/leg/it
11) www.dirittoambiente.com
12) www.istitutobioetica.org

ACQUA
LA GRANDE SFIDA DELL’UMANITA’
Anna MariaEsposito
docente di Scienze
Liceo Scientifico”E.Amaldi”- S.Maria C.V.(CE)
L’acqua è l’anima del “Pianeta blu “ed è l’elemento chiave che ha reso e
rende possibile la vita sulla Terra. Essa funziona come il substrato degli
habitat continentali marini e degli ecosistemi acquatici e come fornitore di
cibo per tutti gli esseri viventi. Con la sua comparsa, l’uomo cambia la "storia
dell’acqua” rapportandosi ad essa con modalità differenti in relazione ai
diversi periodi storici: da elemento primario della vita s’impregna di mille
significati diventando lo specchio delle paure e delle speranze, della
ricchezza e della povertà, della salute e delle malattie degli uomini.
Nel corso dei secoli, l’aumento della richiesta d’acqua, dovuto
all’incremento della popolazione, ha cominciato a destare serie
preoccupazioni per la disponibilità futura di tale risorsa. Ciò non deve
stupire se si considera che l’acqua pur essendo straordinariamente diffusa
sul nostro pianeta è utilizzabile solo in minima parte in quanto il 97,5% è
presente come acqua salata e per la restante parte come acqua dolce
contenuta nei ghiacciai, nel sottosuolo, nei fiumi e nei laghi. A ciò si
aggiunge un profondo squilibrio nella sua distribuzione nelle diverse parti
del mondo: nei paesi poveri scarseggia, per cui più di un miliardo di
persone non ha ancora accesso all’acqua potabile ed il prezzo pagato in
salute è altissimo, mentre nei paesi industrializzati è abbondante, ma mal
gestita dall’uomo.
A livello planetario questa situazione si riflette in molteplici conflitti.
Il Nilo, ad esempio, è da decenni al centro di dispute tra gli otto stati
africani che lambisce, così come anche le ricche sorgenti del Kashmir, nel
conflitto tra Pakistan e India, sono un elemento di contesa cruciale sebbene
sottaciuto rispetto alle tensioni etniche e religiose che sembrano
alimentare le ostilità. Altro caso è quello degli Emirati Arabi Uniti che,
pur essendo ricchi di petrolio, sono classificati tra le cinque nazioni al
mondo più povere d'acqua insieme a Kuwait, Arabia Saudita, Giordania ed
Israele. Per tale motivo gli abitanti da alcuni decenni per far fronte alle
carenze idriche bevono l’acqua del mare desalinizzata. Anche la Cina sta
affrontando una situazione drammatica: più di 300 milioni di abitanti nelle
aree rurali non dispongono di acqua potabile e un numero incalcolato di
persone viene avvelenato lentamente da acqua contenente composti clorurati,
sali e arsenico. Attualmente la grande sfida per i cinesi è massimizzare
l’utilizzo delle risorse idriche e colmarne le carenze attraverso processi
di depurazione e di desalinizzazione. La crisi idrica non risparmia neanche
gli Stati Uniti dove milioni di persone bevono acqua non conforme alle
norme di sicurezza previste per l'acqua potabile.
Il problema idrico condiziona la crescita industriale e socio-economica in
molte regioni del mondo e rappresenta la sfida più difficile che sta
affrontando l’umanità. E’ per questo che è di fondamentale importanza
promuovere tecnologie innovative e poco costose, capaci non solo di
risolvere i problemi contingenti ma che tengano in debito conto uno sviluppo
sostenibile del nostro pianeta.
Nuovi sistemi di desalinizzazione dell’acqua (come quelli messi a punto da
un gruppo di ricercatori del Lawrence Livermore National Laboratori-LLNL
(California) che utilizza membrane di nanotubi al carbonio), le
biotecnologie ambientali (che utilizzano microrganismi sia aerobici che
anaerobici per il recupero e la purificazione delle acque reflue industriali
ed agricole), l’uso dei reattori aerobici a biomassa granulare (di recente
sperimentazione), l’utilizzo di spettrometri laser (una delle ultime
tecnologie innovative sviluppate per indagini istantanee sulla qualità delle
acque, anche su vaste aree acquifere e senza bisogno di alcun trattamento)
potrebbero essere di aiuto per abbattere i costi del trattamento delle acque
e per migliorare l'efficienza dell'irrigazione, dei processi industriali e
della distribuzione idrica.
In realtà il cammino da percorrere è ancora lungo perché spesso le nuove
tecnologie sono costose ed i Paesi in via di sviluppo non possono
permettersele. È necessaria, perciò, una nuova etica dell’acqua, che
avvalendosi della solidarietà internazionale e della cooperazione tecnica e
finanziaria, sia in grado di stabilire priorità, diritti e criteri di
gestione democratica, solidale e sostenibile nel rispetto delle diversità
culturali e del pluralismo socio-economico.
L’acqua per la vita, necessaria per la sopravvivenza sia degli uomini che di
tutti gli altri esseri viventi in natura, deve essere riconosciuta come alta
priorità e garantita efficacemente dal punto di vista dei diritti umani.
Creare le condizioni necessarie per assicurare l’accesso all’acqua è un
problema che interessa tutti i membri della società, ed è anche un tema
inter-generazionale. E' compito, infatti, delle generazioni attuali
valorizzare, proteggere e conservare le risorse idriche nell’interesse
proprio e delle generazioni future. La tutela delle risorse idriche, infine,
deve passare attraverso l'informazione, la comunicazione e l'educazione.
SITOGRAFIA
1) www.acqaevita.it
2) www.contrattoacqua.it
3) www.enea.it
4) www.governo.it
5) www.irsa.cnr.it
6) www.istitutobioetica.org
7) www.legambiente.com
8) www.magazine.enel.it
9) www.torinoscienza.it
10) www.unwater.org

L'AMBIENTE E LA QUESTIONE DELLA TECNICA
Maria Angela Esposito
docente di Scienze
Liceo Scientifico Statale “E.Amaldi”
S.Maria C.V.(CE)
L’uomo del terzo millennio, pensando di poter disporre arbitrariamente della
terra assoggettandola alla sua volontà, invece di svolgere un ruolo di
collaborazione nell’opera di tutela del valore della natura, ha devastato
senza esitazione pianure e valli boscose, ha inquinato le acque, ha
deformato l’habitat della terra, ha reso irrespirabile l’aria, ha sconvolto
i sistemi idro-geologici e atmosferici, ha desertificato spazi verdeggianti,
ha compiuto forme di industrializzazione selvaggia, e a ha finito col
provocare la ribellione della natura stessa.
Tutta la natura, infatti, funziona secondo cicli che partono dalle sue
risorse inorganiche, inanimate - aria, acqua, suolo – passano attraverso
complicate catene di esseri viventi, vegetali e animali e, ritornano alla
natura stessa sotto forma di energia e di materia, inorganica e organica.
Molte delle manifestazioni del degrado ambientale derivano dal modo in cui,
con la tecnica, le risorse naturali sono trasformate in merci, in cose utili,
e queste, dopo l’uso, tornano alla natura sotto forma di scorie e di rifiuti.
Dagli anni del dopoguerra ad oggi, si è aperta una notevole dialettica sulla
questione ambientale e sulla sua collocazione nelle dinamiche delle
politiche socio economiche mondiali.
La questione ambientale, infatti, quasi sconosciuta nei suoi riflessi etici,
fino agli inizi degli anni 50 dell’ultimo secolo, è diventata una delle
tematiche che coinvolge sempre più l’opinione pubblica. Tra queste assume
una particolare importanza il sistema tra i sistemi. Il sistema che
garantisce ad ogni forma di vita la possibilità di nascere, crescere e
riprodursi. Il sistema che consente all’uomo, di nascere, crescere e
conoscere.
La conferenza di Rio del 1992, ha coronato l’emergere delle questioni
ambientali, come grande tema delle politiche nazionali e internazionali.
Si è affermato la necessità di un governo globale su alcune questioni
ambientali planetarie quali l’ effetto serra, l’acidificazione, la riduzione
dello strato di ozono, la protezione della biodiversità e si è richiesto di
integrare gli obiettivi di tutela delle risorse e della qualità ambientale
in relazione alle politiche territoriali ed economiche, nazionali e locali.
Nel 1997 è stato creato e sottoscritto un accordo internazionale, il
protocollo di Kyoto, con il quale 118 nazioni del mondo, (grandi assenti
furono gli Stati Uniti, i primi produttori di gas serra nel mondo) si sono
impegnate a ridurre le emissioni di gas serra, per rimediare ai cambiamenti
climatici in atto, attraverso il risparmio energetico, con l’ottimizzazione
sia nella fase di produzione,che negli usi finali e con l’educazione al
consumo consapevole, nonché lo sviluppo delle fonti alternative di energia
invece del consumo massiccio di combustibili fossili.
Con la Conferenza di Johannesburg del 2002, è scaturita la necessità di fare
il bilancio:
degli effetti ambientali durante un decennio di globalizzazione economica
per analizzare l’efficacia delle politiche globali e nazionali, pubbliche e
private;
dello stato delle risorse ambientali e dei rischi;
degli effetti diretti e indiretti della globalizzazione dei mercati.
A Montreal nel dicembre 2006 si è discusso sull’applicazione del protocollo
di Kyoto e sulla politica climatica internazionale fino al 2012 , auspicando
l’idea di un regime che includa anche gli Stati Uniti di America e i paesi
emergenti maggiormente responsabili di emissioni di gas serra. Sono stati
proposti due meccanismi di controllo per il monitoraggio dei progetti
elaborati. Il primo è “joint implementation” (l’implementazione congiunta)
meccanismo di flessibilità che consente ad un paese industrializzato di
ottenere certificati di emissione di gas serra grazie al finanziamento di
progetti di riduzione in un altro paese industrializzato. Il secondo
consente ad un paese industrializzato di ottenere certificati di emissione
di gas serra grazie al finanziamento di progetti di riduzione in un altro
paese in via di sviluppo.
Attualmente le principali cause di cambiamento ambientale possono essere
ricondotte:
a) all’erosione della diversità biologica o biodiversità, una delle maggiori
ricchezze dell’umanità, consistente nell’enorme numero di informazioni
genetiche possedute da ciascuna specie che costituiscono un patrimonio
evolutivo e fonte potenziale di sostanze medicinali, alimenti ed altri
prodotti d’importanza commerciale
b) al progressivo inquinamento dell’aria delle acque e del suolo a seguito
della combustione del carbone e del petrolio con conseguente aumento di
emissione di CO2 e riscaldamento del pianeta
c) dell’uso di fertilizzanti e di sostanze tossiche e radioattive che
influiscono negativamente sulla salute
Accanto a questo deterioramento globale in continua crescita, ci sono anche
dei segnali certi di speranza.
I programmi ambientali hanno fatto incredibili progressi e hanno creato un
impulso inarrestabile grazie al ruolo assunto dalla “gente comune” riunita
in gruppi a livello di comunità o in ONG (Organizzazioni non governative),
che opera in progetti di conservazione,ripristino dell’ambiente o che fa
opera di sensibilizzazione e di lobby presso i politici.
Costruire una sociètà sostenibile è un compito veramente imponente che
comporta la ristrutturazione dell’economia e la ridefinizione del
comportamento riproduttivo degli esseri umani, del loro stile di vita e dei
loro valori.
L’ambiente e lo sviluppo sostenibile è ora al centro delle considerazioni di
natura politica, economica e di sicurezza, dal livello locale a quello
globale.
Sotto questo impulso i governi hanno cominciato ad applicare norme
ambientali più severe nelle loro politiche.
La tecnica, sviluppata come reazione all’avanzamento delle società
industrializzate, si configura come l’insieme degli strumenti, dei
meccanismi e delle procedure che l’uomo, con un’esperienza millenaria, ha
perfezionato, per adattarsi all’ambiente e per modificarne le determinanti
naturali, al fine di migliorare le condizioni di vita, sapendo realizzare,
anche, soluzioni che aiutato la società a diminuire il proprio impatto
sull’ambiente.
Le biotecnologie consistono nell’integrazione di scienze naturali ed
ingegneria al fine di ottenere vantaggi dall’impiego di organismi, cellule,
loro componenti e analoghi molecolari.
In particolar modo, le biotecnologie “bianche” che consistono
nell’applicazione di processi biotecnologici basate sull’impiego di
organismi viventi, rappresentano un rilevante potenziale per prevenire,
monitorare e mitigare i fenomeni di perturbazione dell’ambiente, in
relazione alla continua crescita di popolazione, urbanizzazione e
industrializzazione e alle esigenze di sviluppo sostenibile.
Alcune nuove tecniche, attualmente in uso, utilizzano organismi
geneticamente modificati progettati in modo da eseguire, con efficienza,
compiti specifici come, per esempio, per scopi di biorisanamento.
Per biorisanamento si intende l’impiego di sistemi biologici, come piante
e/o microrganismi, per la riduzione dell’inquinamento dell’aria, delle acque
e dei suoli.
L’opzione di biorisanamento cui si ricorre con maggiore frequenza è la
biodegradazione ad opera di microrganismi che sono in grado di decomporre la
maggior parte delle sostanze ed anche di demolire molecole inquinanti, per i
loro bisogni energetici o di crescita, attraverso una serie di processi di
biodegradazione, che possono avere luogo in presenza o assenza di ossigeno (ovvero
di aria).
Le tecniche del biorisanamento possono venire applicate per ridurre o
rimuovere rifiuti pericolosi che hanno già contaminato l’ambiente.
Una biodegradazione completa, ha come effetto la detossificazione degli
inquinanti per mineralizzazione, ovvero la loro conversione in anidride
carbonica, acqua e sali inorganici innocui, mentre una biodegradazione
incompleta risulta nell’ottenimento di prodotti di demolizione intermedi,
che possono o non essere meno tossici dell’inquinante di partenza.
Il biorisanamento mediante l’utilizzo di piante, anziché microrganismi,
viene detto fitorisanamento e consiste in una tecnica, impiegata per la
rimozione di contaminanti metallici da suoli e falde idriche, e per la
rimozione di altre sostanze inquinanti.
Un’ ulteriore possibilità, consiste nell’uso combinato di microrganismi e
piante. Alcuni batteri, i rizobi, vivono in stretta associazione con le
radici delle piante, dalle cui escrezioni dipende il loro nutrimento, ed il
loro numero è molto più elevato di quello degli altri batteri del suolo.
Le piante geneticamente modificate resistono agli insetti infestanti e/o
agli agenti patogeni, possono consentire una considerevole riduzione
nell’uso di pesticidi, evitando, in tal modo, non solo il consumo di materie
prime, energia e lavori necessari alla produzione di pesticidi, ma anche e
soprattutto, una riduzione dell’impatto negativo dei loro residui nei
prodotti agricoli e nell’ambiente.
La pericolosità, però, di un organismo transgenico può essere legata a
diversi fattori riconducibili alla possibilità che l’informazione genica
produca effetti non previsti, che il gene trasferito interagisca con
l’organismo nel quale è stato inserito, che l’organismo geneticamente
modificato interagisca con l’ambiente in cui viene introdotto producendo
effetti dannosi.
Un rischio molto concreto è quello che la diffusione di piante transgeniche
acceleri la perdita progressiva di biodiversità, favorendo la scomparsa
graduale di piante e colture tradizionali determinata dalla riduzione delle
capacità naturali di miglioramento genetico conseguente al procedimento di
controllo dei geni.
Il trasferimento genico degli OGM alla flora e alla fauna nativa potrebbe
portare, inoltre, allo sviluppo di nuove malattie come risultato di una
ibridizzazione tra specie diverse.
Il rischio di perdita della diversità è connesso anche alla possibilità
che attraverso la competizione e l’interferenza degli OGM si arrivi alla
scomparsa della comunità o di specie vegetali naturali.
Tutti i metodi di biorisanamento hanno l’obiettivo di migliorare la qualità
dell’ambiente mediante la riduzione degli inquinanti. La scomparsa, tuttavia,
dell’inquinante originale, non è un criterio per determinare il successo di
una operazione di bonifica, perché può capitare che metaboliti tossici,
possano venire prodotti dalla degradazione dell’inquinante di partenza, e
l’agente biodegradante può causare patologie oppure produrre sostanze
dannose alla flora microbica utile, alle piante, agli animali o agli esseri
umani.
A causa dell’eccessiva produzione di CO2 l’ecosistema subisce trasformazioni
negative che stanno provocando danni irreversibili all’umanità. Quando
bruciamo petrolio e gas per produrre oggetti, muoverci e alimentare le
fabbriche, infatti, immettiamo CO2 che intrappola i raggi del sole
nell’atmosfera. Stiamo vivendo di conseguenza, gli anni più caldi
dell’ultima era glaciale da 12.000 anni a causa del riscaldamento globale.
Ragion per cui alcuni ricercatori stanno studiando varie soluzioni per
abbassare la “febbre” del pianeta.
Una soluzione consiste nella creazione di un sistema a base di minuscole
particelle di zolfo, che lanciate nell’atmosfera terrestre sarebbero in
grado di riflettere una parte dell’irraggiamento solare diminuendo, in tal
modo, la quantità di energia che raggiunge il suolo.
Un'altra tecnica, al fine di aumentare la parte di raggi luminosi riflessi
verso lo spazio, è quella di illuminare la superficie del globo, dipingendo
di bianco tutte le superfici fabbricate dall’uomo e di piantare vegetali dal
fogliame chiaro nei prati e nei pascoli.
Diminuire la temperatura del pianeta sarebbe possibile, inoltre , coprendo
per il 3 per cento il globo di nuvole artificiali utilizzando l’acqua del
mare. Si polverizza l’acqua del mare a 20 metri di altitudine grazie a
turbine giganti istallate su barche, teleguidate da un satellite e mosse
dall’energia del vento e delle onde. I cristalli di sale agiscono da
condensatori perché quando il livello di umidità dell’aria è elevato
attirano le micro goccioline di acqua provocando la formazione delle nuvole.
Si potrebbe diminuire la temperatura terrestre del 2 per cento,ancora, con
un altro sistema, tramite piccoli schermi, di 60 cm di diametro,su un’orbita
di 1,5 km dalla terra, annullando le forze di attrazione della terra e del
sole e deviando così una parte dei raggi solari.
E’ necessario che la tecnica, le tecnologie e le biotecnologie, di fronte
alla continua crescita della ricerca scientifica,biologica e genetica, siano
adeguate ad uno sviluppo sostenibile, preservando, in tal modo, la qualità e
la quantità del patrimonio e delle risorse naturali esauribili; abbiano una
funzione sociale, cioè che sia indirizzata più a programmi finanziati dalle
istituzioni pubbliche con obiettivi riguardanti gli interessi collettivi che
a progetti che forniscono solo grossi profitti, e che soprattutto,
nell’ambito specifico delle problematiche ambientali, siano applicate al
campo della prevenzione.
Quando la tecnica ci eleva fino al cielo
parla di un linguaggio universale,
è un dono divino che illumina la mente
porge la mano, aiuta a stare bene.
Sulla sua strada si incontrano le genti,
abbrevia le distanze
cancella gli egoismi,
e il mondo unito diventa “umanità”

LICEO SCIENTIFICO “E.AMALDI” - S.MARIA C.V. (CE)
IL CORPO TRA BIOLOGIA, BIOGRAFIA E MERCATO
Il corpo evoca la vita e il suo mistero ed è apertura originaria alle cose
del mondo.
Se non si è padroni del proprio corpo non lo si è nemmeno della propria
persona e non si è liberi. Difendere l’integrità del corpo significa
difendere la vita nei vari modi in cui ce la rappresentiamo sia se ne
cogliamo una qualche sacralità, sia se la consideriamo quale diritto umano
inalienabile. Tutto ciò contribuisce a spiegare le difficoltà che si
incontrano quando intervengono fattori tali da mettere in questione il corpo
e la sua disponibilità e ci si chiede se i suoi prodotti o derivati possano
essere sottratti alle scelte di singoli individui fino a diventare res
communitatis.
Il corpo è la metafora per eccellenza ed è entrato in gioco in campi diversi:
la religione ne ha fatto carne da redimere, la medicina organi da sezionare,
la filosofia una dualità dicotomica corpo-anima, la biologia lo ha relegato
ai confini sulla sua limitata naturalità, la tecnologia lo ha
denaturalizzato e parcellizzato.
L’intreccio tra biologia, biotecnologia e mercato ha aperto scenari nuovi e
talvolta inquietanti a tal punto che il corpo della persona è ormai al
centro di un’attenzione che vuole scandagliarne ogni recesso passato e
presente ed utilizzarne qualsiasi possibilità futura.
Il corpo, sostegno fisico alla sfera razionale ed ideale dell’individuo è il
luogo in cui si mettono in atto le funzioni dell’esistere: del dolore, del
piacere, del desiderio sessuale. Analizzato dalle differenti culture e dai
diversi sistemi di valore, chiuso in due identità fisse, maschili e
femminili, “trasmette” un codice che omologa anche la condizione stessa
dell’Essere che lo abita.
Nella storia della nostra cultura l’identità del corpo nasce, teoricamente,
nel momento in cui sorge l’idea di anima e ciò segna anche l’inizio di un
diverso rapporto con il proprio corpo che si sviluppa nel tempo così come le
nostre relazioni con esso. Un’evoluzione da cui però è emerso un corpo in
fondo fragile che dura poco e che muore con noi. La morte, la malattia, le
menomazioni, rappresentano i sui limiti : una condizione che l’individuo ha
da sempre tentato di esorcizzare.
Ciò che più sta caratterizzando la nostra storia, è l’attenzione quasi
morbosa al corpo poiché “l’essere in forma” è oggi un imperativo categorico,
poiché un corpo liscio e levigato non dà solo l’idea del bello ma anche
dell’essere sano. Questa valorizzazione, però, inevitabilmente lo riduce a ”cosa”,
ad immagine, a pura esteriorità, lontana dalla necessità di trasmettere
segnali utili a determinare relazioni con la propria origine, discendenza e
identità sociale.
Il corpo, realtà anatomica e biologica, è anche una entità culturalmente
costruita, determinata nella sua apparenza ed espressività dalla società o
dal gruppo di appartenenza (“plasmazione” sociale). Esso, quindi, risente
delle mode e delle consuetudini: basta pensare al modello di bellezza ideale
greca e romana e al modello estetico proposto ora nei paesi occidentali alle
adolescenti, che hanno una sua estrema rappresentazione nel corpo
dell’anoressica. L’ordine sociale impone, dunque, le forme ed i limiti al
modo in cui è percepito il corpo fisico.
Mai come oggi avere un aspetto piacevole è un imperativo assoluto. E’ per
questo che si assiste ad un moltiplicarsi dei modelli di bellezza; non c’è
più un ideale estetico unico e questa sopravvalutazione e enfatizzazione non
riguarda solo il corpo femminile ma anche quello maschile; sorgono nuove
sindromi psicologiche come la dismorfofobia (errata valutazione della
propria immagine) e nel lessico entrano parole come “tanoressia” (neologismo
inglese per la smania di abbronzatura perenne); cresce la mania per il body
building ed il desiderio di trasformarsi ricorrendo alla chirurgia plastica
ed alle cure cosmetiche; si tende, sempre più, verso una identificazione
estetica tra i sessi per una sorta di ricerca metafisica di “un essere
perfetto e neutro”.
Anche il concetto di bellezza è legato a un determinato momento della storia
dell’uomo e del suo costume.
Nelle civiltà precedenti a quell’ellenica l’ideale della bellezza femminile
era strettamente legato all’immagine della fecondità: la donna dunque era
vista prima di tutto come procreatrice. Col progredire della civiltà
l’immagine della bellezza si è sempre più legata ai canoni precisi di
armonia. Gli scultori greci del IV secolo a.C. furono i primi a fondare il
calcolo delle proporzioni ideali sul numero otto: ossia, l’altezza del corpo
deve essere otto volte quella della testa. Intorno al numero otto fu
imperniato anche il concetto di bellezza dei romani: secondo Vitruvio (I
sec. a.C. ) la testa deve essere 1/8 del corpo mentre il viso deve
corrispondere a un decimo.
La civiltà romana, invece, già vicina alla decadenza, impreziosì la
semplicità ellenica con vesti ed ornamenti, acconciature e belletti, mentre
da prosperosa l’immagine muliebre andò sempre più assottigliandosi fino ad
arrivare alla donna “verticale” dei bizantini.
Del resto l’ideale della donna grassa è il modello che corrisponde sempre
alle popolazioni più povere, infatti, quanto più una civiltà diventa evoluta,
tanto più gli stereotipi femminili si costruiscono su forme assottigliate.
Le donne egiziane, ad esempio, appartenenti ad una civiltà molto colta, sono
sempre raffigurate sottili e flessuose.
Il Medioevo portò con sé un’ondata di spiritualismo e così le forme furono
trascurate, quasi dimenticate e la “donna angelicata” del dolce stil –novo
sembra non avere corpo. All’inizio del Rinascimento riaffiora il gusto della
bellezza pagana e accanto alle creature botticelliane sottili, sinuose e
slanciate, appaiono immagini ben più prosperose.
La donna del ‘400 e ‘500 ha addosso almeno venti chili in più rispetto a
quelli che il suo rapporto peso statura comporterebbe.
Con la controriforma si assiste ad uno stile rigido e le donne, strette nei
busti di ferro, appaiono emaciate, con la carnagione pallida e malaticcia e
sembrano dover scontare tutti i peccati di gioia di vivere e libertà
espresse dalla generazione che le ha precedute.
Il Re Sole, in Francia, vorrà invece donne dal giro vita minimo ma dal busto
spazioso e trucco raffinatissimo, mentre la rivoluzione francese riporterà
forme e ornamenti ad una semplicità perduta e al senso della misura.
Col Neoclassicismo le forme sono improntate ad una contenuta opulenza mentre
mezzo secolo dopo, col regno dell’inglesissima Regina Vittoria, vi sarà
un’ondata moralizzatrice e le eroine dell’epoca sono schiacciate dai busti e
dalle stecche di balena e soffocate da chili di biancheria.
Soltanto all’inizio del Novecento, con l’esplosione del Liberty, la donna
riesce a sottrarsi ai condizionamenti di una moda così poco naturale e si
muove liberamente.
Alla fine della prima guerra mondiale non sono più i pittori e gli scultori
a dettare i canoni della bellezza, ma le nascenti dive del cinema muto.
Oggi sono i mass media ad imporre i nuovi “modelli” ed una nuova febbre
sociale “imperversa”: rimanere a lungo giovani e sani abolendo sofferenze e
malattie.
Decenni di ricerche biologiche hanno alimentato tali speranze, infatti, oggi
giorno, mediante tecniche ”miracolose”, il corpo umano è studiato,
migliorato e valorizzato e si è giunti ad un ideale di bellezza e di salute
fuori del tempo.
La possibilità di prelevare, modificare, conservare, trasferire e usare
parti separate del corpo (sangue, midollo osseo, gameti, organi, tessuti,
ecc…) costituiscono successi della biomedicina.
Allo stesso tempo, mai come oggi, si assiste alla crescita parallela di un
altro fenomeno di natura opposta: il corpo umano si è trasformato in merce.
Le sue malattie diventano una fonte di profitto e i suoi “pezzi di
ricambio”sono portati direttamente sul mercato biotecnologico per rimediare
alla sterilità, per rimpiazzare gli organi deteriorati, per l’utilizzo a
pagamento da parte di altre persone.
La compravendita di organi umani da usare per fini di trapianto in una
società nella quale il mercato si sta trasformando in legge suprema della
convivenza, sta diventando un fenomeno quasi dovunque accettato: basti
pensare alle disinvolte affermazioni che cominciano ad affiorare su non
poche riviste mediche, alle presunte giustificazioni filosofiche basate
sulla ”libertà personale” e sul “ diritto a disporre del proprio corpo” o ai
camuffamenti linguistici che hanno portato a definire il venditore come “
donatore retribuito” e questo commercio come “donazione non altruistica”.
E’, invece, la cultura del dono che deve essere incoraggiata se si pensa che
l’allungamento progressivo della vita, soprattutto nei paesi a capitalismo
avanzato, porterà il trapianto di organi a diventare il vero “business”
della chirurgia.
Nel nostro Paese le posizioni dell’opinione pubblica riguardo le questioni
etiche sollevate dai trapianti di organi e di tessuti conoscono picchi di
opposte fasi alterne sulla scia di notizie, spesso inesatte, riportate dai
mass media.
Lo stesso si è verificato quando decenni di ricerche biologiche sono state
“spazzate via” agli occhi dell’opinione pubblica, dalla clonazione della
pecora Dolly nel 1997.
L’avvenimento scatenò,infatti, polemiche, dibattiti ed interventi vari,
generando, alla fine, una notevole confusione.
Anche l’evoluzione della genetica molecolare e soprattutto la decifrazione
del DNA dell’uomo mediante il Progetto Genoma Umano, con il quale si è in
grado di descrivere la struttura, la posizione e la funzione di tutti i geni
che caratterizzano il patrimonio genetico dell’uomo, hanno sollevato nuovi
problemi di natura bioetica e deontologica:
poter correggere i geni difettosi sostituendo geni anormali con geni sani,
mediante la terapia genica, potrebbe dare nuovo impulso a programmi di
miglioramento della specie umana ispirati ad un rigido determinismo genetico;
i geni potrebbero essere identificati come la "risorsa grezza di future
attività economiche" perché coloro che posseggono la tecnologia e il
capitale necessario, potrebbero brevettare la “vita“ dell’uomo comprese le
singole parti del corpo ed i suoi geni.
La vita, però, non è un’invenzione umana e non può essere considerata alla
stregua di un prodotto industriale. L’uomo, infatti, non deve essere
considerato un bene commerciale ed i brevetti sui suoi geni e sulle sue
parti del corpo potrebbero rappresentare una minaccia per la sua dignità.
L’eventuale attuazione di tali programmi, ma anche l’opposta demonizzazione
dei progressi della genetica moderna, potranno essere scongiurate soltanto
da una corretta e diffusa informazione sulle attuali conoscenze, sui limiti
e sulle potenzialità effettive della genetica.
Silvana Schiavone (docente di Lettere)
MariaAngela Esposito (docente di Scienze)
AnnaMaria Esposito (docente di Scienze)

LICEO SCIENTIFICO “E.AMALDI” S.MARIA C.V. (CE)
“ORIENTAMENTI BIOETICI”
ANNO SCOLASTICO 2005/06
Il corpo della persona è al centro di un’attenzione che vuole scandagliarne
ogni recesso passato e presente ed utilizzarne ogni possibilità futura.
L’intreccio tra tecnologia, biologia, genetica e mercato ha aperto scenari
nuovi, promettenti e talvolta inquietanti.
Alla luce di tali considerazioni , nell’ambito del P.O.F., i professori
Ianniello Antonio, Esposito Anna Maria, Esposito Maria Angela e Schiavone
Silvana propongono il progetto d’Istituto “ORIENTAMENTI BIOETICI” relativo
al tema di riflessione “Il corpo tra biologia, biografia e mercato”
programmato per le attività delle scuole a.s. 2005/06 dall’Istituto Italiano
di Bioetica Campania.
Finalità
Rendere consapevoli gli alunni delle problematiche inerenti il corpo umano
nell’era delle nuove biotecnologie.
Offrire la possibilità agli allievi di dialogare con ricercatori ed esperti
nel campo medico, giuridico, etico, economico e sociale.
Far partecipare gli alunni al convegno Regionale di Bioetica.
Obiettivi
Acquisire le competenze fondamentali nel campo delle biotecnologie
innovative.
Comprendere il “valore” dei diritti e dei bisogni del corpo nel rispetto
della libertà e della dignità individuale e collettiva.
Destinatari
Alunni delle classi del triennio dell’Istituto.
Collaborazioni
Istituto Italiano di Bioetica. Enti ed Istituti di ricerca. Dipartimento di
scienze della vita e ambientali della SUN. Facoltà della SUN di S.Maria
C.V.(CE). Università degli studi “Federico II” di Napoli.
Tempi
Il progetto sarà svolto durante l’anno scolastico 2005/06, dal mese di
novembre al mese di maggio, in orario pomeridiano extracurriculare, per un
totale di cinquanta ore per ogni docente referente.
Realizzazione
Il progetto, che sarà svolto mediante lezioni frontali da parte dei docenti
referenti e lezioni magistrali per approfondimenti da parte di esperti,
prevede, oltre alla partecipazione a conferenze e a convegni in ambiti
extrascolastici, lo svolgimento delle seguenti tematiche:
1) Introduzione: Il corpo tra biologia , biografia e mercato
2) Biografia del corpo
3) Evoluzione storica dei “canoni estetici” del corpo umano
4) Il corpo nelle culture
5) Creare una vita………
6) Traffico di organi nel mercato globale
7) Test genetici e screening
8) Brevettabilità dell’essere umano
Metodologie
Lezioni frontali, partecipazione a convegni e conferenze di bioetica,
discussioni con esperti e specialisti, uso del materiale multimediale,
somministrazione di questionari.
Verifica
La verifica sarà attuata attraverso relazioni e test, per evidenziare i
risultati ottenuti dall’acquisizione e /o rafforzamento della coscienza in
relazione alle problematiche bioetiche.

LA RIVOLUZIONE DELLE BIOTECNOLOGIE
Anna Maria Esposito
Docente di Scienze
Liceo Scientifico “E. Amaldi”
S. Maria C.V (CE)
Premessa
La nostra epoca è caratterizzata da una profonda innovazione tecnologica,
che sta modificando il nostro modo di vivere, lavorare, produrre e consumare
. L’informatica e la telematica ma, ancor di più , le biotecnologie (tecniche
che impiegano sistemi biologici per produrre beni e servizi) stanno
influenzando profondamente la nostra vita. Alle biotecnologie tradizionali,
basate sulla fermentazione (già nota presso i Sumeri nel 3500 a.C. e
studiate nel XIX secolo dal biochimico francese Louis Pasteur), si sono
affiancate, dalla seconda metà degli anni ’70 del ventesimo secolo, le
biotecnologie innovative o avanzate, che utilizzano tecniche di
manipolazione del materiale genetico con numerose applicazioni in campo
scientifico ed industriale. I settori delle nuove tecnologie spaziano oggi
dalla medicina umana alla salute animale, dalla produzione vegetale
all’industria alimentare, dalla produzione animale alla sperimentazione
sulle cellule staminali, dall’industria chimica alla protezione
dell’ambiente. E’ per questo che le biotecnologie suscitano entusiasmi, ma ,
anche dubbi e timori. E’ necessaria, perciò, una riflessione bioetica che
vede la comunità scientifica inserita nel dibattito pubblico.
Le biotecnologie innovative
Le nuove biotecnologie utilizzano la tecnologia del DNA ricombinante, che
permette di “tagliare”, mediante enzimi di restrizione, molecole di DNA in
frammenti di piccole dimensioni, che possono essere trasferiti da una
cellula all’altra , anche di specie diversa , creando nuove molecole di DNA
non esistenti in natura.
La clonazione genica (inserimento di un determinato gene in un plasmide che,
inserito in una cellula batterica , viene clonato in molte copie), il
sequenziamento del DNA mediante l’elettroforesi su gel (separazione di
macromolecole in soluzione in base alle loro dimensioni ed alle loro cariche
elettriche) e la reazione a catena della polimerasi (PCR), con la quale si
producono velocemente copie multiple del DNA, hanno permesso lo sviluppo
dell’ingegneria genetica ed hanno aperto nuove prospettive in molti campi.
Dapprima sono state prodotte proteine di interesse terapeutico (somatostatina,
insulina, interferone, vaccino contro l’epatite B) e successivamente, con le
applicazioni nel settore agroalimentare e zootecnico, sono state prodotte
varietà vegetali dotate di particolari caratteristiche (mais resistente agli
attacchi dell’insetto piralide, pomodori, fragole e banane a lenta
maturazione, soia e cotone resistenti ai diserbanti, ecc…) ed animali
transgenici (ovini e suini resistenti a particolari infezioni, pecore che
secernono nel latte l’antitripsina, farmaco adoperato nella cura
dell’enfisema polmonare nell’uomo, o il fattore IX della coagulazione del
sangue umano). Oggi microrganismi geneticamente modificati vengono
utilizzati per produrre composti chimici per l’industria o per degradare le
sostanze inquinanti presenti nell’ambiente, mentre il polimorfismo della
lunghezza dei frammenti di restrizione (RFLP) dei cromosomi umani risulta
utile in campo legale per il riconoscimento della paternità o nei casi di
crimini violenti. Da non dimenticare, poi, la terapia genica nell’uomo, che
permette di individuare i geni responsabili di alcune funzioni e di
correggerne eventuali errori, sostituendo o integrando il gene difettoso con
uno funzionale e normale.
Riflessioni
Le ultime “conquiste” scientifiche, quali la clonazione dei mammiferi, la
“creazione” di organismi geneticamente modificati, le tecniche di
fecondazione artificiale, la manipolazione genetica delle cellule germinali
e l’uso di cellule staminali embrionali per scopi terapeutici, hanno
sollevato in molti casi importanti questioni etiche, sociali e giuridiche
che necessitano, perciò, di una riflessione bioetica per la conoscenza
responsabile dei rischi e dei limiti delle scienze e delle tecnologie. Le
applicazioni delle moderne biotecnologie coinvolgono, infatti, con il loro
ampio raggio d’azione, diversi aspetti: il diritto della persona (per ciò
che riguarda i metodi terapeutici che utilizzano parti della stessa persona
ed i metodi di utilizzo dei tessuti cellulari umani), i diritti
dell’embrione, i diritti collettivi di sicurezza rispetto all’impatto delle
biotecnologie sull’ambiente, la tutela della biodiversità, i diritti delle
industrie che investono nella ricerca, ecc….
Le biotecnologie hanno “consegnato” al biologo, ed al genetista in
particolare, lo strumento per intervenire su ogni organismo vivente, di cui
si potrà eventualmente modificare la specificità biologica e l’identità
individuale. Questa nuova capacità di controllo sui sistemi viventi e
sull’ambiente ha accresciuto le responsabilità del ricercatore, che dovrà
tener conto delle conseguenze del progresso biotecnologico e delle
applicazioni che da esso possono derivare sulla vita e sul futuro dell’uomo
e degli altri esseri viventi.
L’ingegneria genetica, allora , è da considerarsi immorale? Il biologo E.
Boncinelli a tal proposito afferma: “Come fa uno strumento ad essere
immorale? Uno strumento è forse di per sé immorale? La genetica è appunto
questo, uno strumento di studio. Uno strumento non è immorale di per sé. E’
l’uso che se ne fa, che può essere immorale”.
La varietà dei possibili utilizzi delle biotecnologie e l’enorme potenziale
economico ad essi sotteso ha motivato, e motiverà ancor più nell’immediato
futuro, l’intensificarsi della ricerca e della sperimentazione in questo
settore, soprattutto da parte dei Paesi dotati di moderni apparati
industriali. E’ auspicabile, perciò, che la cultura scientifica e la cultura
umanistica abbiano un dialogo che offra il vantaggio della chiarezza e della
sensibilità e che definisca linee etiche “fondanti”, da tener presenti in
tutti gli inarrestabili sviluppi che sta avendo e che continuerà ad avere la
biotecnologia. La comunità scientifica deve inserirsi nel dibattito pubblico
e “gli scienziati non possono più pretendere che il loro lavoro non abbia
nulla a che fare con il benessere individuale e sociale” (Sir J. Robla ,
premio Nobel 1995 per la pace). E’ necessario tracciare con chiarezza i
confini di liceità etica e giuridica della ricerca biotecnologica perché,
sotto il crescente senso di capacità e di potenza per l’accumularsi delle
conquiste, si è affievolito il senso dei limiti di ciò che è bene e di ciò
che è male e si sta smarrendo il senso di responsabilità. Il ritorno ad un
giusto equilibrio esige il ritorno alla conoscenza piena e vera dell’uomo,
che implica il passaggio ad un livello più alto di analisi a cui sia lo
scienziato sia il tecnologo non possono sottrarsi se non compromettendo le
proprie grandi responsabilità verso la società. A questa visione richiamava
Papa Giovanni Paolo II nel discorso rivolto ai partecipanti alla plenaria
dell’Accademia Pontificia delle Scienze il 28 Ottobre 1994 quando affermava:
“Non bisogna lasciarsi affascinare dal mito del progresso, come se la
possibilità di realizzare una ricerca o di mettere in opera una tecnica
permettesse di qualificarle immediatamente di moralmente buone. La bontà
morale di ogni progresso si misura dal bene autentico che procura all’uomo
considerato secondo la duplice dimensione corporale e spirituale. Quando
l’uomo è in causa, i problemi superano il quadro della scienza, la quale non
può rendere conto della trascendenza del soggetto, né evitare le leggi
morali che derivano dalla posizione centrale e dalla dignità primordiale del
soggetto nell’universo”. Non si deve, quindi, “costruire un tipo di immagine
ideale di un uomo, in accordo alla quale selezionare o in qualche modo
manipolare l’eredità biologica dell’umanità. Ciò è completamente al di fuori
dei nostri diritti, al di là della nostra scienza e della nostra saggezza”
(Hans Jonas ).
Bibliografia
1) ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI, Bioetica e tutela della persona, Roma
1998.
2) ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI, Evoluzione biologica e i grandi problemi
della Biologia, Roma 1999.
3)N.A. CAMPBELL, L.G.MITCHELL, J.B. REECE, Immagini della Biologia, Ed.
Zanichelli, Bologna 2000.
4)ISTITUTO ITALIANO DI BIOETICA, Bioetica e diritti umani, a cura di M.A. La
Torre, Ed. Luciano , Napoli 2004.
5) I. IZZO VITIELLO, G. CHIEFFI, Biologia, Ed. Loffredo, Napoli 2003.
6)NUOVA SECONDARIA, n.5, gennaio 2001.

TUTELA DEI DIRITTI DELL’UOMO E DELLA SUA DIGNITA’
Maria Angela Esposito
Docente di Scienze
Liceo Scientifico “E.Amaldi”
S.Maria C.V.(CE)
PREMESSA
I diritti umani, che spettano a ciascun individuo in quanto essere umano a
prescindere dalla razza, dalla religione, dalla provenienza geografica,
dall’età o dal sesso, non sono delle categorie e dei concetti statici ma
delle norme che mutano col variare delle condizioni storiche e politiche e
sono fondamentali, universali, inviolabili e indisponibili.
BREVE STORIA DEI DIRITTI
Il concetto ed il contenuto di diritto umano, non nascono in un preciso
momento storico, ma sono frutto di una evoluzione, dovuta alle
rivendicazioni di fasce di popolazione che si ritenevano naturalmente
titolari di certi diritti, che, però, non venivano loro riconosciuti da chi
gestiva il potere.
Nell’antica Grecia, così come nell’antica Roma, esistevano già dei diritti
riconosciuti, però solo a certe categorie di individui. Le persone, infatti,
che potevano partecipare alla vita politica e sociale erano solo gli uomini
adulti e liberi, mentre tutte le altre componenti della popolazione come le
donne, i bambini, gli schiavi ne erano esclusi.
Nel periodo del feudalesimo esistevano, ancora, delle forti disparità tra
individui appartenenti a diverse classi sociali, infatti, i servi della
gleba erano considerati soggetti equiparati ad oggetti che potevano essere
venduti o scambiati.
Anche la Magna Charta Libertatum del 1215, un documento emanato dal re
d’Inghilterra Giovanni Senza Terra, contiene un elenco di diritti (alla
proprietà privata, alla libertà , ecc….), riconosciuti solo alle classi
sociali ritenute più importanti quali arcivescovi, vescovi, abati, priori,
conti e baroni.
L’Haebeas Corpus del 1679 ed il Bill of Rights (la Carta dei Diritti) del
1689 rappresentano i primi documenti fondamentali nell’affermazione dei
diritti umani, quali la libertà di religione, di parola e di stampa.
Con la Dichiarazione d’Indipendenza delle Colonie Americane del 1776 e con
la Dichiarazione Francese dei diritti dell’uomo e dei cittadini del 1789
vengono sanciti una serie di diritti a tutti gli individui come
l’uguaglianza, la libertà di stampa, di pensiero, di parola, di religione,
la presunzione di innocenza, il diritto alla proprietà privata.
Dal 1900 in poi , i Paesi occidentali hanno sentito la necessità di sancire
e rivendicare “ diritti umani” nelle leggi fondamentali dei propri Stati,
quindi la problematica dei “valori” nell’applicazione di un’etica nelle
scienze della vita e la riflessione sui diritti dell’uomo in relazione alla
dignità dell’essere umano, acquisiscono una nuova dimensione sia nel campo
giuridico che sociale.
Organismi internazionali, attraverso Risoluzioni, Dichiarazioni di Principi
e Convenzioni , hanno posto, infatti, le basi di una disciplina universale
per tutelare la dignità individuale e collettiva.
La tutela dell’individuo nella ricerca scientifica ha come riferimento il
Codice di Norimberga (9-12-1946) che, analizzando criticamente le atrocità
commesse ai fini sperimentali in nome dell’eugenetica nazista , ha posto in
luce che in nessun caso la sperimentazione può violare i diritti
fondamentali della persona e lederne la dignità.
Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclama la
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo “come ideale da raggiungersi
da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni
organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si
sforzi di promuovere , con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di
questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure
progressive di carattere nazionale ed internazionale, l’universale ed
effettivo riconoscimento tanto fra popoli degli stessi Stati membri, quanto
fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione”.
Nella Dichiarazione di Helsinki del 1964 della WMA (World Medical
Association) si afferma che nella ricerca medica sull’essere umano, le
considerazioni relative al benessere dell’uomo devono prevalere sugli
interessi della scienza e della società.
Successivamente Codici internazionali professionali hanno riaffermato il
rispetto sia del principio di autonomia della persona nei confronti della
ricerca sia del principio della responsabilità dello scienziato nella
ricerca sperimentale, creando negli ordinamenti nazionali una prassi
comportamentale per intere categorie professionali.
Nel processo storico di trapasso dalla enunciazione degli ideali della
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo a forme adeguate e concrete
di tutela internazionale, una posizione avanzata è tenuta dall’Europa e dal
Consiglio d’Europa mediante la Convenzione per la salvaguardia dei diritti
dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950 e la Convenzione sui diritti
dell’uomo e della biomedicina (Oviedo 1997).
MOTIVI ISPIRATORI ED ALCUNI PUNTI DELLA CONVENZIONE DI OVIEDO
La Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina, firmata dagli Stati
membri del Consiglio d’Europa il 4 aprile 1997 ad Oviedo nelle Asturie ed
entrata in vigore il 1° dicembre 1999, rappresenta la vera e propria carta
della bioetica europea, costituisce il più avanzato “corpus” normativo posto
a tutela dei diritti e delle libertà fondamentali nei confronti delle
applicazioni della medicina e della biologia e proclama espressamente il
primato dell’essere umano sugli interessi della società e della scienza.
Il preambolo del documento, strutturato in 14 capitoli per un totale di 38
articoli, riporta in particolare i motivi ispiratori della Convenzione:
- la considerazione che la salvaguardia e lo sviluppo dei diritti dell’uomo
e delle libertà fondamentali rappresentano mezzo per realizzare lo scopo di
una unione più stretta tra i membri del Consigli d’Europa;
- la coscienza dei rapidi sviluppi della biologia e della medicina;
- la necessità di rispettare l’essere umano come individuo e nella sua
appartenenza alla specie, e di affermare la sua dignità;
- la coscienza dei pericoli per la dignità umana che potrebbero derivare da
un uso improprio della biologia e della medicina;
- il dovere di utilizzare i progressi della biologia e della medicina per il
beneficio delle generazioni presenti e future.
I primi due articoli del I capitolo assumono il significato di vere e
proprie dichiarazioni di principio sulla dignità dell’essere. L’articolo 1,
contenente l’oggetto e la finalità della Convenzione , impegna gli Stati
alla protezione dell’essere umano nella sua identità, alla garanzia per
tutte le persone, senza discriminazioni , dell’integrità e degli altri
diritti e libertà fondamentali riguardo le applicazioni della biologia e
della medicina L’articolo 2, invece, sancisce il primato assoluto
dell’essere umano perché l’interesse ed il bene dell’essere umano devono
prevalere sul solo interesse della società o della scienza.
Tutto il II capitolo è dedicato al delicatissimo problema del consenso
informato da parte dei soggetti coinvolti in interventi medici. L’articolo 5
vincola qualsiasi intervento ad una preliminare libera dichiarazione di
consenso da parte delle persone coinvolte, le quali devono essere informate
adeguatamente sullo scopo, la natura, le conseguenze ed i rischi
dell’intervento stesso. Gli altri articoli si occupano delle problematiche
del consenso rispetto a casi particolari e che, perciò , esigono una
maggiore attenzione e specificazione:
- persone che non hanno la capacità di dare il consenso ( minori , portatori
di handicap , malati , etc.) [art.6];
- persone che soffrono di gravi turbe psichiche (art.7);
- situazioni d’emergenza (art.8);
- volontà precedentemente espressa (art.9).
Il IV capitolo elenca le misure necessarie per il controllo degli studi
genetici nel rispetto della persona portando prepotentemente all’attenzione
degli esperti (biologi, medici, bioeticisti, etc.), dei media e
dell’opinione pubblica la tematica relativa al patrimonio genetico
dell’individuo con le sue affascinanti prospettive in campo terapeutico ed
ai rischi legati alle possibili violazioni della privacy o della
biobrevettabilità.
L’articolo 11 interdice qualsiasi forma di discriminazione determinata dal
patrimonio genetico di una persona. E’ infatti tema di discussione molto
accesa l’eventualità che compagnie di assicurazione o aziende ricorrano alle
informazioni genetiche per acquisire elementi discriminanti utili alle
proprie attività. L’articolo 12 vieta i test genetici predittivi se non per
finalità mediche e di ricerca medica. L’articolo 13 autorizza un intervento
per modificare il genoma umano per le sole ragioni preventive, diagnostiche
o terapeutiche e solamente se essi non hanno lo scopo di introdurre una
modificazione nel genoma della discendenza. L’articolo 14 vieta che tecniche
di procreazione assistita possano essere utilizzate per scegliere il sesso
del nascituro se non per evitare una malattia ereditaria grave legata al
sesso.
Nel V capitolo gli articoli 16 e 17 fissano le condizioni per poter
intraprendere le ricerche su una persona , mentre l’articolo 18 vieta
espressamente la costituzione di embrioni ai fini della ricerca.
Nel VI capitolo l’articolo 19 autorizza il prelievo di organi o di tessuti
da un donatore vivo solo nell’interesse terapeutico del ricevente quando non
si disponga di organi o di tessuti appropriati da una persona deceduta e non
ci sia un metodo terapeutico alternativo di efficacia comparabile .
L’articolo 20 , invece , vieta il prelievo di organi o di tessuti da persone
incapaci di dare il proprio consenso.
I NUOVI DIRITTI DELL’UOMO
La lotta per i diritti umani, ancora oggi, rappresenta una sfida aperta
perché, mentre molti dei diritti sanciti dalla Dichiarazione universale
attendono di essere concretamente attuati , nuovi diritti stanno emergendo
per essere riconosciuti. Ai diritti civili e politici della persona (alla
vita, all’integrità fisica, alla libertà di pensiero, di religione, di
espressione, di associazione, alla dignità) di prima generazione si è
aggiunta col tempo una seconda generazione di diritti sociali, economici e
culturali alla salute, alla casa, al lavoro, all’istruzione) ed una terza
relativa ai diritti di solidarietà (la pace, l’autodeterminazione dei popoli,
l’equilibrio ecologico, la difesa ambientale, lo sviluppo, il controllo
delle risorse, la tutela dell’infanzia e delle donne) per giungere, infine,
alla quarta generazione dei diritti collegati alla bioetica , ovvero alle
ricadute delle biotecnologie e delle nuove tecnologie di comunicazione,
sulla vita individuale e collettiva sia nel pubblico che nel privato.
Questi nuovi diritti che si stanno via via affermando, sono caratterizzati
dal fatto di essere sempre più specifici (ossia definiti nei più piccoli
particolari) e di natura più collettiva (ossia non più indirizzati al
singolo ma all’intera comunità mondiale nel suo complesso) e occorrerà,
perciò , del tempo affinché vengano formulati ed introdotti in documenti
ufficiali.
BIBLIOGRAFIA
1) ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI, Bioetica e tutela della persona, Roma
1998 .
2) ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI, Evoluzione biologica e i grandi problemi
della Biologia, Roma 1999.
3) ISTITUTO ITALIANO DI BIOETICA, Bioetica e diritti umani, a cura di M.A.
La Torre, Ed. Luciano, Napoli 2004.
4) NUOVA SECONDARIA, n.5, gennaio 2001.
5) NUOVA RESPONSABILITA’, n.8-9, novembre-dicembre 1996.

Liceo scientifico statale “E. Amaldi”
S. Maria Capua Vetere (CE)
Il liceo scientifico “E. Amaldi” ha realizzato durante l’anno scolastico
2001/2002 il progetto “Bioetica” spinto dall’interesse mostrato dagli
alunni che hanno partecipato al primo convegno nazionale di bioetica (ottobre
2001) e al progetto SeT.
Il progetto svolto ha cercato di far riflettere gli alunni sui problemi
morali e non solo, che la ricerca scientifica ha sollevato intorno alla
delicata area della bioetica.
L’obiettivo generale del progetto è stato quello di diffondere informazioni
ampie, approfondite e specialistiche con linguaggio adatto a studenti di
scuola superiore sulle attuali problematiche bioetiche.
L’obiettivo specifico invece è stato quello di considerare la bioetica
terreno d’incontro tra cultura scientifica ed umanistica e l’etica come
sacralità e qualità della vita.
Il progetto, è stato rivolto ad un gruppo di 30 alunni del liceo con
incontri pomeridiani extracurricolari per un totale di 30 ore e mediante
lezioni, per lo più frontali.
Le tematiche affrontate sono state:
Anatomia e fisiologia dell’apparato riproduttore umano.
La legge N. 194 del 12 maggio 1978.
Interruzione volontaria della gravidanza: comportamenti differenti sul
territorio. Statistiche degli aborti e stima degli “aborti clandestini”.
La contraccezione: metodi anticoncezionali, azioni, efficacia ed effetti
collaterali.
La fecondazione assistita: tecniche e situazioni, madri su commisioni.
Leggi estere e battaglie parlamentari italiane.Disegno di legge N.4048
Parere del comitato nazionale per la bioetica sull’impiego terapeutico delle
cellule staminali. Il dibattito italiano sull’embrione.
L’eutanasia e il suicidio assistito.
Invecchiamento della popolazione. Il mercato sanitario. Bioetica e
bioeconomia. Eutanasia e accanimento terapeutico: il concetto di “buona
morte”. Il ruolo del medico tra legge ed etica. La situazione in Italia e
all’estero.
L’ingegneria genetica. Le piante e gli animali modificati geneticamente.
Le biotecnologie agroalimentari. Impatto sulle catene alimentari degli
ecosistemi. I rischi ambientali. Problemi etici legati alle tecnologie
agroalimentari.
L’inquinamento genetico. La resistenza agli insetticidi.
Decisioni clandestine sulla privatizzazione dei geni.
Per la realizzazione del progetto sono stati utilizzati testi scolastici ed
universitari giornali e riviste specialistiche, atti di convegni di bioetica,
materiali multimediali.
Ampi ed articolati sono stati i dibattiti.
La verifica è stata proposta attraverso il resoconto delle indagini condotte
con test e relazioni, per evidenziare i risultati ottenuti dall’acquisizione
e dal rafforzamento della coscienza in relazione alle problematiche proposte.

LA BIOETICA E LA CONVENZIONE DI OVIEDO
Prof.ssa Silvana Schiavone
Docente di lettere
Liceo Scientifico Statale
“E. Amaldi” - S. Maria C.V. (CE)
Il Progetto “Orientamenti bioetici“ che avrà come base di riferimento la
“Convenzione di Oviedo” programmato per l’anno scolastico 2004-2005, si
propone non solo di realizzare una presa di coscienza sulla grande rilevanza
e importanza che la BIOETICA con le sue problematiche ha sulla nostra vita,
evidenziandone quindi le implicazioni a carattere giuridico, sociale, etico,
ecologico ed economico,ma anche di far conoscere, in particolare ai giovani,
i contenuti della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo e la Biomedicina
e, di favorire un approccio scientifico e , insieme, eticamente qualificato
ai vari temi oggetto della Convenzione. Il progetto, prevede infatti, la
partecipazione di specialisti ed esperti del settore con lo svolgimento
delle seguenti tematiche:
1) La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo
2) Il diritto alla salute, al benessere proprio e della famiglia
3) La fecondazione assistita e diritti dell’embrione
4) Eutanasia e accanimento terapeutico
5) Il rapporto medico paziente in una società multietnica
6) Diritti umani ed ingiustizia economica
7) Test genetici e screening in campo medico e sociale
8) Lo status giuridico delle informazioni genetiche
Ma cos’è la Bioetica e di cosa si occupa? Bios=Vita – Ethos=Etica
Il termine apparve nel 1970 in lingua inglese, nel titolo del libro
pubblicato dall’oncologo Van Resselaer Potter ed indicava una nuova
disciplina che ha come finalità la riflessione etica nell’area della
biomedicina, della biotecnologia e della prassi medica.
La Bioetica-disciplina nasce in seguito alle atrocità della 2° Guerra
Mondiale; le gravi offese alla dignità umana perpetrate nel corso del
conflitto e giustificate da interessi militari e politici o col pretesto di
ricerche pseudoscientifiche, portarono ad una reazione delle coscienze e al
sorgere di un movimento di difesa del valore della persona e dei suoi
diritti che tra il ’50 e il ’70 assunse una fisionomia accademica e
scientifica, per il convergere di contributi di studiosi di varie discipline
che tentarono di stabilire delle frontiere di etica e di comportamento che
valessero per ogni uomo ed in ogni momento storico.
Da allora con l’ampliarsi della ricerca e della conoscenza, in campo
biologico e biomedico, sempre più si è avvertita la necessità di verificare
la liceità morale e la legittimità dell’autonomia stessa della ricerca
scientifica, perché come ha affermato il Pastore Evangelico Paolo Castellina:
”Oggi molti hanno la sensazione che la scienza e la tecnologia medica, in
rapido progresso e sempre più dotata di straordinarie capacità, quasi
“giochi ad essere Dio”, pretendendo sempre di più la libertà di intervenire
sulla vita umana a diversi livelli.E’ giusto? Fino a che punto può
pretendere questa libertà? L’essere umano è un tabù intoccabile? Ma poi, chi
è l’essere umano, e quali sono i suoi diritti e chi e come può farli
rispettare?” Questi, dunque, sono i problemi di cui si occupa la Bioetica e,
quando ci si è resi conto che è indispensabile conciliare la libertà e gli
obiettivi della ricerca con la dignità e i diritti della persona, è nata
anche la necessità di fissare dei principi sulla ricerca biomedica, comuni
agli Stati Europei e, con questo scopo, il 4 Aprile 1997 ad Oviedo, nelle
Asturie, il Consiglio d’Europa ha approvato la Convenzione per la protezione
dei Diritti dell’Uomo e la dignità dell’essere umano riguardo le
applicazioni della biologia e della medicina:
La Convenzione di Oviedo rappresenta la vera e propria Carta della bioetica
europea; il documento è strutturato in 14 capitoli per un totale di 38
articoli, preceduti da un preambolo che riporta i motivi ispiratori della
Convenzione:”consapevoli dei rapidi sviluppi della biologia e della medicina;
convinti della necessità di rispettare l’essere umano sia come individuo che
nella sua appartenenza alla specie umana e riconoscendo l’importanza di
assicurare la sua dignità; consapevoli delle azioni che potrebbero mettere
in pericolo la dignità umana da un uso improprio della bilogia e della
medicina; affermando che i progressi della biologia e della medicina debbono
essere realizzati per il beneficio delle generazioni presenti e future…”
seguono le Disposizioni Generali; Consenso; Vita privata e diritto
all’informazione; Genoma Umano; Ricerca scientifica; Espianto di organi e
tessuti da donatori viventi a scopo di trapianto; Divieto di trarre profitto
e uso di una parte del corpo umano; Violazioni delle disposizioni della
Convenzione; Relazioni tra Convenzione e altre Disposizioni; Dibattito
pubblico; Interpretazioni e seguito della Convenzione; I Protocolli;
Emendamenti; Clausole Finali.
A questo punto è auspicabile che pur non volendo “mettere dei chiavistelli
al cervello” come ha dichiarato Rita Levi Montalcini, in un suo discorso
tenuto il 13 febbraio 2001 nella sala della biblioteca di Montecitorio,
tutti tengano ben presente l’art.2 del cap.I delle Disposizioni Generali
della Convenzione: Priorità dell’essere umano “Gli interessi e il bene
dell’essere umano devono avere priorità rispetto al semplice interesse della
società o della scienza”.

LICEO SCIENTIFICO “E.AMALDI” - S.MARIA C.V. (CE)
PROGETTO : “ ORIENTAMENTI BIOETICI”
ANNO SCOLASTICO 2003/04
Premessa
Lo sviluppo dell’ingegneria genetica e l’utilizzo , sempre più frequente di
nuove biotecnologie, ha reso necessario ed indispensabile una riflessione
bioetica, che tenti di definire i problemi morali che la ricerca scientifica
ha sollevato. Considerando quanto detto, nell’ambito del P.O.F. i professori
Ianniello Antonio, Esposito Anna Maria, Esposito Maria Angela e Gravino
Maria realizzeranno il progetto d’Istituto “ORIENTAMENTI BIOETICI” relativo
anche al tema di riflessione “Bioetica, ingegneria genetica e test
genetici”programmato per le attività delle scuole a.s. 2003/04 dall’Istituto
Nazionale di Bioetica - Regione Campania.
Finalità
Far riflettere gli alunni sulle problematiche scientifiche e bioetiche delle
nuove tecnologie evidenziando le implicazioni a carattere giuridico, sociale,
etico, ecologico ed economico.
Offrire la possibilità agli allievi di dialogare con ricercatori ed esperti
di bioetica.
Obiettivi Generali
Acquisire le competenze fondamentali nel campo dell’ingegneria genetica per
cogliere gli aspetti scientifici e bioetici che le nuove tecnologie possono
prospettare.
Comprendere come i meccanismi con cui si evolvono gli organismi siano stati
in parte chiariti dalle scoperte nel campo della biologia molecolare.
Obiettivi specifici
Comprendere come la scoperta della struttura del DNA abbia spalancato le
porte sul campo della ricerca biologica.
Collaborazioni
Istituto Nazionale e Regionale di Bioetica; Enti ed Istituti di ricerca;
Dipartimento di scienze della vita e ambientali della SUN.
Aree Tematiche
1) Bioetica: genesi storica e sinossi cronologica
2) Tecnologia del DNA ricombinante e sue applicazioni.
3) Ingegneria genetica: etica e diritto.
4) Benefici e rischi delle biotecnologie.
5) Gli OGM
6) La farmacogenetica
7) Il progetto genoma umano e la Dichiarazione dell’Unesco.
8) Leggi a confronto sulla fecondazione assistita.
9) Test e screening in campo medico e sociale.
10) Privacy genetica e selezione degli embrioni.
Bioetica: genesi storica
La bioetica affonda le sue radici ideologiche sulle rovine della II guerra
Mondiale, perché la immensa tragedia e gli orrendi crimini perpetrati dalla
politica del terzo Reich, stimolarono le coscienze ad una profonda
riflessione, nel tentativo di stabilire delle frontiere di etica e di
comportamento che valessero per ogni uomo ed in ogni momento storico.
Vari organismi internazionali enunciarono i diritti inderogabili di ogni
uomo:”ogni individuo ha diritto alla vita , alla libertà e alla sicurezza
della persona”.
Il codice di Norimberga (1946), la dichiarazione Universale dei diritti
Umani dell’ONU (1948), la Dichiarazione di Helsinki (1964) sulle
sperimentazioni sull’uomo e la dichiarazione di Tokio sulle torture,
contribuirono a creare una normativa sulla prassi medica e i diritti
dell’uomo.
Contemporaneamente a questo aspetto giuridico, nacque una riflessione
filosofica tesa a giustificare la razionalità e la eticità come “filosofia
del diritto alla vita”.
Il papa Pio XII contribuì allo sviluppo di una morale medica che affrontava
anche i problemi etici in quanto le soluzioni morali, proposte dal pontefice,
trovarono riscontro anche in ambiti non ecclesiastici, imponendosi a livello
culturale mondiale.
L’altra grande forza che mosse gli scienziati verso la riflessione morale fu
il progresso della tecnologia biomedica.
Negli anni ’70 l’utilizzo delle tecniche del DNA ricombinante, dette un
ulteriore impulso alla “domanda” di Bioetica anche su proposta dello srtesso
Watson, scopritore della struttura del DNA, il quale, in una celebre
audizione al Senato americano, chiese un intervento legislativo a regolare
la materia della ricerca genetica.
Negli anni ’70 risalgono anche le prime realistiche ipotesi di fecondazione
in vitro ed il dibattito etico sullo statuto dell’embrione.
Sempre nel 1970, l’oncologo Van R.Potter, nella famosa opera “Bioethics:
Bridge to the Future” utilizzò per la prima volta il termine Bioetica.
Potter vide nella Bioetica la nuova disciplina in grado di rispondere agli
interrogativi morali che lo sviluppo delle biotecnologie e della biomedicina
ponevano all’attenzione di medici e pazienti.
Secondo Potter l’etica tradizionale, che in passato era stata considerata un
settore degli studi umanistici, doveva essere necessariamente rapportata
alla realtà biologica e, di conseguenza, la Bioetica doveva rappresentare un
tentativo di sanare la frattura tra scienza della della natura (biologia) e
scienza dello spirito (etica).
Sinossi cronologica
Alcune date che segnano il progredire della comunità culturale e scientifica
verso la Bioetica e l’affermarsi di questa come “nuovo ramo del sapere”
1945–46 Codice di Norimberga
1948 Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
1954 Fletcher (protestante) in “Morals and Medicine”fa una riflessione etica
dei problemi della vita e della scienza impostata sui diritti umani.
1955-56 Intenso dibattito tra credenti e laici, tra cattolici e
protestanti.(Fletcher, Ramsey)
1961 Rachel Carson scrive “Primavera silenziosa”, sugli effetti negativi
derivanti dall’uso squilibrato di tecnologie ed interventi sull’ambiente
1962-65 Concilio Ecumenico Vaticano II: Riflessione teologico-morale sui
temi della vita, ad opera di una Commissione Pontificia. Negli anni a
seguire numerosi ed incisivi contributi della cultura cattolica alla
costruzione della Bioetica.
Nella seconda metà degli anni sessanta, alcuni studiosi statunitensi (il
filosofo cattolico D. Callahan, il ginecologo cattolico A.E. Hellegers ed il
teologo protestante P. Ramsey) approfondiscono i temi etici relativi
all’aborto e alla sacralità della vita.
1969 Callahan fonda a Hastingson-Hudson il primo Istituto per la Società,
l’Etica e le Scienze della vita, che si propone di affrontare e fornire una
soluzione alle questioni etiche emerse con le nuove conquiste nel campo
biomedico, a prescindere da qualsiasi ideologia e religione.
1970 Nasce come termine e come concetto la parola Bioetica coniata dal
prof:Van Renssenlaer Potter, che in qiell’anno pubblica il volume
“Bioethics: bridge to the future” (Bioetica: un ponte sul futuro), in cui
considera la Bioetica come un ponte di supporto al futuro per superare i
pericolosi rischi collegati ad un abuso dei mezzi posti a disposizione dalla
ricerca e dalla tecnologia alla scienza moderna.
Ai primissimi anni settanta si ha la costituzione del primo Centro che si
definisca ufficialmente di Bioetica (The Joseph and Rose Kennedy Institute
for the StudY of Human Reproduction and Bioethics)
1971 Hellegers e Ramsey, presso la Georgetown University di Washington,
fondano “The Kennedy Institute of Ethics” con lo scopo di fare ricerca
sull’etica medica e promuovere una bioetica, intesa come “ antropologia
morale”
1973 Presso la Georgetown University di Washington inizia il primo programma
di educazione graduale in Bioetica in collaborazione con il dipartimenti di
Filosofia.
1978 A New Yorh, viene pubblicata l’autorevole Enciclopedia of Bioethics di
W.T. Reich che rappresenta il più completo strumento per chi si occupi di
temi bioetici, in cui viene evidenziato come applicare all’ambito biomedico
i principi dell’etica tradizionale.
1978 Inizia, inoltre, a Washington, la pubblicazione della rivista
bibliografico-scientifica “Bibliography of Bioethics”, che passa in rassegna
tutti gli articoli ed i testi concernenti la bioetica scientifica.
1982 Raccomandazione del Consiglio d’Europa in merito al diritto di
ereditare caratteri genetici che non abbiano subito alcuna manipolazione
1985 E’ istituita, in Italia, la prima cattedra di bioetica presso la
facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Roma.
1988 L’assemblea della camera dei deputati approva, al temine di un
dibattito sui “Problemi della vita”, l’istituzione del Comitato Nazionale di
Bioetica.
1990 Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, nasce il
Comitato Nazionale per la Bioetica, per formulare possibili atti legislativi
in relazione alla ricerca biomedica e all’ingegneria genetica, nel rispetto
della libertà e della dignità umana.
1991 Nasce l’Istituto siciliano di Bioetica a Palermo e ad Acireale.
1993 UNESCO: istituzione del “Comitato Internazionale di Bioetica”
1994 Viene costituito a Napoli l’Iistituto Italiano di Bioetica Campania –
ONLUS- che intende proporre occasioni pubbliche di riflessione sui problemi
morali, sociali e giuridici generati dagli sviluppi delle Scienze
biotecnologiche.
1995 Seconda edizione della “enciclopedia of Bioethics”
1996 Viene costituito in Campania, il “centro Interuniversitario di Ricerca
Bioetica” (C.I.R.B.) per iniziativa della Pontificia Facoltà Teologica
dell’Italia Meridionale, Sezione S:Tommaso, dell’Università Federico II di
Napoli e della II Università di Napoli.
1998 Codice Deontologico del libero professionista con precisi riferimenti
alla bioetica.
1999 Nuovo codice di deontologia medica
2000 Carta dei diritti fondamentali dei Cittadini Europei
2000-01 In alcuni Paesi inizia, in altri si intensifica l’attività
legislativa su pronazione assistita, ingegneria genetica, clonazione,
diritti dell’embrione.
2001 A Roma, presso l’Ateneo pontificio Regina Apostolorum, nasce la prima
facoltà di Bioetica al mondo
Bioetica: una scienza da definire
La molteplicità delle definizioni dà la misura della incertezza di base sul
contenuto di tale disciplina e sui suoi campi di applicazione.
Se ne riportano solo alcune…..
“La bioetica è lo studio interdisciplinare dell’insieme della condizione
necessaria per una gestione responsabile della vita umana ( o della persona
umana) nel quadro dei progressi rapidi e complessi del sapere e delle
tecnologie biomediche”
(David Roy)
“La Bioetica è la scienza normativa del comportamento umano accettabile
nell’ambito della vita e della morte”
(Pierre Deschamps)
“La Bioetica è lo studio delle norme che devono dirigere la nostra azione
nel campo dell’intervento tecnico dell’uomo sulla propria vita”
(François Malerbe)
“La Bioetica è lo studio sistematico della condotta umana nell’area delle
scienze della vita e della salute, esaminata alla luce dei valori e dei
principi morali”
(Warren T.Reich)
“Lo studio sistematico della condotta umana nell’ambito della scienza della
vita e della cura della salute i quanto questa condotta è esaminata alla
luce dei valori morali e dei principi”
(Enciclopedia of Bioethics, New York 1978)
“Filosofia della ricerca e della prassi biomedica” (Sgreccia)
“Settore dell’etica che studia i problemi inerenti la tutela della vita
fisica e in particolare le implicazioni etiche delle scienze biomediche”.
(Leone)
“L’etica applicata ai nuovi problemi che si sviluppano alle frontiere della
vita”
(Viatora)
“L’etica in quanto particolarmente relativa ai fenomeni della vita organica
del corpo, della generazione dello sviluppo, maturità e vecchiaia della
salute della malattia e della morte”.
(Scarpelli)
La tecnologia del DNA ricombinante
La tecnologia del DNA ricombinante, sviluppata negli anni ’70, comprende una
serie di tecniche in vitro che consentono di modificare le caratteristiche
genetiche degli organismi.
La manipolazione dei geni, mediante le tecniche del DNA ricombinante, viene
denominata Ingegneria Genetica.
Il DNA di una cellula può essere tagliato, incollato ed inserito o in
batteri o in altri tipi di organismi capaci di riprodursi rapidamente. Si
ottiene così un DNA ricombinante che contiene sequenze geniche provenienti
da organismi differenti.
Formazione dei frammenti di restrizione
Per ottenere frammenti di DNA contenenti i geni da isolare, si utilizzano
gli enzimi di restrizione, che sono normalmente presenti in diverse specie
di batteri in cui hanno la funzione di “fare a pezzi” molecole di DNA
estraneo (per es. di un virus).
Sono state identificate alcune centinaia di enzimi di restrizione diverse.
Ciascuno di essi esegue il taglio di un qualsiasi DNA solo in corrispondenza
di siti caratterizzati dalla presenza di una ben determinata sequenza
nucleotidica.
La maggior parte degli enzimi taglia la molecola del DNA in frammenti di
restrizione che risultano leggermente sfalsati con le estremità a filamento
singolo. Le due estremità “appiccicose” possono aderire nuovamente l’una
all’altra o possono aderire alle estremità complementari di un’altra
molecola di DNA che sia stata tagliata dallo stesso enzima di restrizione.
Clonazione del DNA
La clonazione genica è un meccanismo mediante il quale si ottengono copie
multiple di un gene isolato.
Si isola il DNA proveniente da due fonti diverse (per es. cellula batterica
e cellula umana) . Si tagliano il plasmide batterico ed il DNA umano con lo
stesso enzima di restrizione . Il plasmide viene tagliato in un sol sito di
restrizione, mentre il DNA umano è tagliato in migliaia di frammenti. Nel
plasmide è inserito il frammento di DNA umano che contiene il gene isolato
mediante l’azione ella DNA ligasi.
Il DNA ricombinante così ottenuto è inserito in un batterio che si divide
formando nuove cellule batteriche, ognuna delle quali contiene copie del DNA
ricombinante e quindi anche del gene isolato.
Libreria del DNA
E’ una raccolta di frammenti di tutto il DNA del genoma di un organismo
prodotti dall’azione dell’enzima di restrizione sul cromosoma e incorporati
in plasmidi (libreria plasmidica ) o in fagi ( libreria fagica ) .
Un’altra libreria, più mirata , si ottiene mediante il clonaggio dei geni
espressi, utilizzando l’enzima trascriptasi inversa che produce cDNA ( DNA
complementare ) a partire da mRNA .
Reazione a catena della polimerasi ( PCR )
Alla fine degli anni ottanta è stata messa a punto il procedimento più usato
per realizzare l’amplificazione del DNA ( PCR ).
Il frammento di DNA , che contiene il gene che interessa, viene scisso in
vitro nei due filamenti singoli che lo compongono . Questi sono
ripetutamente copiati da un enzima di replicazione ( RNA polimerasi ). Si
ottengono , così , milioni di copie del frammento contenente quel
particolare gene.
La mappatura dei geni: RFLP e sonda molecolare
La mappatura dei geni consente di individuare la posizione dei geni nelle
molecole di DNA ed anche di descrivere la sequenza completa di basi che
caratterizza ogni gene .
Un metodo di mappatura utilizza i polimorfismi della lunghezza dei frammenti
di restrizione (RFLP).
Il DNA di due o più persone , tagliato con lo stesso enzima di restrizione,
da luogo a frammenti di lunghezza differente, che vengono separati, mediante
l’elettroforesi su gel, in base alle loro cariche elettriche e dimensioni .
Questo metodo permette di stabilire se due campioni biologici appartengono
allo stesso individuo.
Un’altra tecnica per mappare i geni è quella che utilizza sonde molecolari a
DNA, cioè filamenti di DNA marcati con sostanze radioattive o fluorescenti,
che, mediante l’appaiamento delle basi azotate complementar, individuano
determinati geni .
Applicazioni della tecnologia del DNA ricombinante
Terapia genica additiva e sostitutiva nell’uomo.
Impiego in campo legale (impronte digitali genetiche).
Produzione di proteine di interesse medico.
Modificazione genetica di organismi vegetali ed animali (OGM).
Curricolo di Bioetica
Istituto "Nicola Giustiniani" Cerreto Sannita (BN):
Istituto d'Arte - Cerreto Sannita (BN)
Istituto Tecnico industriale - San Salvatore Telesino (BN)
Sperimentazione e innovazione curricolare ai sensi della Legge 440/97
dell'introduzione del curricolo di bioetica nei corsi quinquennali dei due
Istituti.
Gruppo di progetto:
Dirigente Scolastico: Prof. Ines Victory D'Angelo
Coordinatore: Prof. Sebastiano Paglione
Docente: Prof. Anna Ciarlo
Docente: Prof. Leucio Mazzarelli
Docente: Prof. Pia Romano

ANNO SCOLASTICO 2004-2005
M A T E R I E L E T T E R A R I E
PROGRAMMAZIONE DI BIOETICA a cura della prof.ssa MARIA CUCINIELLO.
La finalità educativa del percorso didattico sulla Bioetica è rivolta alla
conoscenza da parte degli alunni dei problemi che scaturiscono dai progressi
delle scienze in rapporto alla vita dell’uomo e dall’uso delle biotecnologie,
mirando all’acquisizione di una consapevolezza di tutte le implicazioni
giuridiche, sociali e morali connesse a tali progressi.
Attraverso l’introduzione delle questioni afferenti alla bioetica e alle
problematiche connesse all’uso delle biotecnologie con lezioni di tipo
frontale, o anche interattive gli alunni avranno l’opportunità di
appropriarsi dei contenuti per essere in grado di rielaborarli in maniera
personale in svariate produzioni scritte ed esposizioni orali inerenti alla
tematica trattata.
Sono considerati essenziali i prerequisiti conoscitivi come il Protocollo
d’intesa tra il Ministero della Pubblica Istruzione ed il Comitato Nazionale
di Bioetica e tutte le informazioni a carattere generale sulle recenti
sperimentazioni genetiche.
La programmazione, pertanto, privilegerà 2 moduli: IL DIBATTITO SULLE
BIOTECNOLOGIE che affronterà come contenuti la biodiversità, le colture
transgeniche, i prodotti biologici; IL RISPETTO PER LA VITA con la
conoscenza di contenuti quali la clonazione umana; la fecondazione
artificiale; l’aborto e l’eutanasia.
Il primo modulo inquadrato nella finalità dell’educazione alla salute, della
conoscenza del fenomeno dell’emigrazione che sta caratterizzando ultimamente
la nostra società come convivenza di una pluralità di etnie in uno stesso
territorio che investe problemi che vanno dall’antropologia culturale
all’etnologia.
Il secondo che impegna sicuramente sul piano etico-morale con la priorità di
valorizzare la vita in tutte le situazioni.
Con il supporto di documenti a carattere scientifico, di riviste
specialistiche e di materiale audiovisivo, gli allievi verranno coinvolti a
dialoghi, a spunti di riflessione e elaborare produzioni scritte.
Al termine del percorso a carattere teorico saranno effettuate verifiche
valutative del programma svolto.
MODULO1: IL DIBATTITO SULLE BIOTECNOLOGIE
Prerequisiti:
Conoscere:
Protocollo tra il MIUR e il Comitato di Bioetica
Obiettivi:
Essere in grado di conoscere i problemi che scaturiscono dai progressi delle
scienze.
Leggere, comprendere, analizzare e decodificare testi e documenti
scientifici.
Contenuti:
La biodiversità.
Le colture transgeniche
Prodotti biologici.
Metodologie:
Lezione frontale
Lezione interattiva
Lavoro sui testi.
Strumenti:
Libri di testo
Vocabolario
Pubblicazioni specialistiche
Riviste scientifiche
Verifica:
Test strutturati
Valutazione:
Formativa
Sommativa
MODULO2: RISPETTO PER LA VITA
Prerequisiti:
conoscere le recenti sperimentazioni genetiche.
Obiettivi:
essere in grado di valorizzare la vita.
Contenuti:
clonazione umana;
fecondazione artificiale
aborto;
eutanasia.
Metodologia:
lezione frontale;
lezione interattiva;
lavoro sul lessico.
Strumenti
Riviste scientifiche.
Pubblicazioni scientifiche.
Verifica:
test strutturati.
Valutazione:
formativa
sommativa
M A T E R I E S C I E N T I F I C H E (Scienze Naturali)
PROGRAMMAZIONE DI BIOETICA per il biennio a cura del prof. MAZZARELLI LEUCIO.
Classe Prima – Scienze della terra
Le decisioni di Kioto – introduzione; che cos’è il protocollo di Kioto; gli
obblighi fondamentali del protocollo; altri obblighi del protocollo;
considerazioni conclusive.
Effetto serra; l’anidride carbonica è realmente colpevole oppure innocente;
come ci si può difendere; il problema delle foreste; gli anni del fuoco.
Orientativamente sono necessarie dieci ore di lezioni, il dieci per cento
delle ore totali.
Classe Seconda – Biologia
La Clonazione. Eutanasia. Fecondazione artificiale. Genoma. Trapianto
d’organo.
G.M. Gli impianti della salute: nuove allergie; resistenza agli antibiotici;
più chimica in agricoltura; inquinamento genetico; resistenza agli
insetticidi; riduzione della biodiversità; instabilità genetica e perdita
M A T E R I E S C I E N T I F I C H E
PROGRAMMAZIONE DI BIOETICA a cura della prof.ssa PAPA MARINA
FINALITA’
Il progetto si propone di offrire agli allievi, maggiori e più penetranti
strumenti di analisi critica e di valutazione personale sulle tematiche
affrontate, non solo per coglierne una dimensione individuale, ma anche per
ricercare e valutare una dimensione sociale.
L’obiettivo principale è quello di far acquisire agli allievi le giuste
chiavi di lettura e gli strumenti operativi specifici che gli consentano di
orientarsi ed operare nella SOCIETA’ ODIERNA.
I MODULO
BIOETICA: VALORE EDUCATIVO E FORMATIVO
Presentazione del progetto (FINALITA’ – DISCIPLINE COINVOLTE – OBIETTIVI
SPECIFICI – TEMPI)
Illustrazioni delle questioni afferenti alla bioetica ed alle problematiche
connesse all’uso delle Biotecnologie.
Dizionario dei termini specifici.
II MODULO
EDUCAZIONE AMBIENTALE
· Effetto serra
· CO2: colpevole o innocente?
· Buco dell’ozono e riscaldamento atmosferico
· Deforestazione
· Kioto: protocollo ambientale
· Associazioni ambientaliste operanti sul territorio
BIOETICA E FARMACI
· Sperimentazione dei farmaci in laboratorio sugli animali e sull’uomo
· Industria biotecnologica
· Nuovi vaccini
· La pillola del giorno dopo nell’ordinamento italiano
· Clonazione e cellule stamina li
IV MODULO
METODOLOGIE E STRUMENTI
· Lezioni frontali
· Dialogo e confronto tra orientamenti diversi e contrapposti
· Lettura di quotidiani e riviste
· Lavori di gruppo
· Utilizzo di dispense e ricerche multimediali
· Proiezione di audivovisi
Attraverso una presentazione tecno-scientifica si darà avvio a spunti di
riflessione di origine etica per creare occasioni di dibattito.
Inoltre gli allievi saranno stimolati con ricerche, progettazioni e lavori
di gruppo sui temi fondamentali facendo cogliere la rilevanza in ordine ai
rapporti tra scienza, etica e fede.
VERIFICA E VALUTAZIONI
Al termine di ogni modulo sarà somministrato un Test (domande aperte
risposta multipla, frasi a completamento, altro) al fine di verificare che
gli allievi abbiano raggiunto gli obiettivi previsti.

I.S.A. “N.Giustiniani” CERRETO SANNITA (BN)
ANNO SCOLASTICO 2004-2005
M A T E R I E S C I E N T I F I C H E (Scienze Naturali)
PROGRAMMAZIONE DI BIOETICA per il biennio a cura del prof. MAZZARELLI
LEUCIO.
Classe Prima – Biologia
La Clonazione. Eutanasia. Fecondazione artificiale. Genoma. Trapianto
d’organo.
G.M. Gli impianti della salute: nuove allergie; resistenza agli antibiotici;
più chimica in agricoltura; inquinamento genetico; resistenza agli
insetticidi; riduzione della biodiversità; instabilità genetica e perdita
dei raccolti; ingegneria genetica e fame nel mondo; sicurezza
Classe Seconda – Scienze della terra
Le decisioni di Kyoto – introduzione; che cos’è il protocollo di Kyoto; gli
obblighi fondamentali del protocollo; altri obblighi del protocollo;
Effetto serra; l’anidride carbonica è realmente colpevole oppure innocente;
come ci si può difendere; il problema delle foreste; gli anni del fuoco.
Orientativamente saranno impegnate il dieci per cento delle ore totali.
I.S.A. “N.Giustiniani” CERRETO SANNITA (BN)
ANNO SCOLASTICO 2004-2005
M A T E R I A: R E L I G I O N E
PROGRAMMAZIONE DI RELIGIONE a cura del prof.PAGLIONE SEBASTIANO.
Per le classi I - II – III
1incontro riguardante l’introduzione e lo specifico campo della Bioetica.
1incontro riguardante la donazione di sangue e di midollo osseo.
1incontro riguardante la donazione e i trapianti d’organo.
Per le classi IV - V
1incontro riguardante la formazione della vita dell’essere umano nel grembo
di una donna.
1incontro riguardante la fecondazione assistita o procreazione artificiale.
1incontro riguardante la fecondazione assistita o procreazione artificiale.
1incontro riguardante la clonazione.
I.S.A. “N.Giustiniani” CERRETO SANNITA (BN)
ANNO SCOLASTICO 2004-2005
PROGRAMMAZIONE PER IL CURRICOLO DI BIOETICA
M A T E R I E L E T TE R A R I E: prof.ssa MAZZELLA Teresa; prof.ssa
RICCIARDI M.Rosaria
SCIENZE NATURALI: prof.ssa SANTAGATA Francesca
Fino ad epoca recente l’ambiente era considerato generalmente come un
oggetto privo di valore morale, che gli uomini potevano sfruttare a loro
piacimento. Quest’idea della natura come “des nullius” e pozzo di risorse
inesauribili contribuiva a limitare i rapporti dell’uomo con gli esseri
viventi e gli oggetti della natura a un problema di massimizzazione dei
vantaggi economici.
Poi è subentrata nell’umanità la piena consapevolezza sia del carattere
esauribile e non rinnovabile delle principali risorse, sia della profonda
azione modificatrice esercitata dall’uomo sull’ambiente circostante, su
quella natura che rappresenta pur sempre il substrato essenziale per la sua
vita.
Scienziati, intellettuali umanisti, docenti delle scuole e movimenti
ecologisti hanno dato un contributo determinante perché l’intera popolazione
prendesse coscienza di questa realtà.
Ciò ha determinato un fecondo dibattito che ha portato all’affermazione di
un’etica ambientale fondata sui valori umani. L’uomo rappresenta in sostanza
l’unico soggetto morale esistente su questo pianeta: l’uomo è al centro del
mondo naturale.
Pertanto se la conservazione e preservazione della natura è certamente un
problema “morale”, la sua soluzione può trovarsi solo in funzione della vita
e dei molteplici interessi degli uomini: solo questi ultimi infatti sono in
grado di dar corpo ad una nuova filosofia morale in virtù della quale essi
riescono a inquadrare le esigenze essenziali della biosfera nella globalità
dei propri interessi, materiali e spirituali.
Alla luce di tali riflessioni si propone una programmazione articolata in 5
moduli indipendenti, ossia senza propedeuticità, che comunque hanno un filo
logico se svolti in maniera consequenziale.
I MODULO: l’ecologia, cultura e modello di vita di questo fine secolo.
Il problema dell’ambiente ha aperto una nuova era nella storia dell’umanità
· L’uomo e l’ambiente: identità non contrapposizione.
II MODULO: i fondamenti di un’etica ambientale.
· Il primo delinearsi di un’etica ambientale.
· L’etica ambientale si può fondare solo sui valori umani.
III MODULO: la protezione dell’ambiente e dei beni culturali.
· Evoluzione del concetto “bellezze naturali” (L.n.1497 del 29.06.1939) del
ministro Giuseppe Bottai alla “Legge Galasso” (L.n.431 dell’8.10.1985) fino
alla legge quadro sulle aree protette con riferimento ai casi italiani.
IV MODULO: il nuovo concetto di sviluppo sostenibile.
I fondamenti di un’idea.
Le implicazioni politiche: la cooperazione internazionale, chiave di volta
dello sviluppo sostenibile.
V MODULO: i documenti dell’Agenda 2000 al protocollo di Kyoto.

ISA CERRETO SANNITA (BN)
TITOLO PROGETTO
I RIFIUTI ? NO PROBLEM !!!
DESTINATARI DOCENTE
CLASSE SECONDA A e TERZA A ERSILIA TRIBISONNA
MOTIVAZIONE
L'idea del progetto nasce
1. dalla adesione alla proposta di utilizzare alcune ore curricolari
dell’insegnamento delle Scienze in lavori da collocare in un itinerario
progettuale di bioetica presente nel POF
2. dall’evidenziare la necessità di una maggiore attenzione alle
tematiche di bioetica ambientale data la scarsa sensibilità riscontrata in
genere nel nostro territorio
FINALITA’
1. dare a gli alunni un'informazione essenziale sui principali aspetti
dell'attuale dibattito sulla bioetica ambientale , mettendoli in condizione
di sapersi orientare all'interno delle problematiche sollevate dal progresso
scientifico e tecnologico
2. Affrontare la tematiche ambientale dei rifiuti in un’ottica
interdisciplinare
OBIETTIVI
1. Sensibilizzarsi e sensibilizzare al problema dei rifiuti e della loro
gestione razionale
2. Acquisire informazioni sulle tecniche di recupero
3. Prendere coscienza del potenziale valore dello scarto, che da
inquinante può diventare risorsa
4. Favorire la collaborazione tra studenti della stessa classe e tra
studenti di classi diverse,
5. Utilizzare le essenziali competenze specifiche acquisite per elaborare
un opuscolo frutto delle ricerche , delle riflessioni , ma anche della
creatività e della operatività degli alunni
CONTENUTI
1. L’ambiente ed i principali modelli di bioetica ambientale
2. Il RIFIUTO: definizione e classificazione
3. Problematiche connesse e prospettive
4. Il recupero dei materiali di scarto: la raccolta differenziata.
5. Il riciclaggio dei rifiuti
6. Analisi dei nostri comportamenti in materia di rifiuti
METODOLOGIA DI LAVORO
1. Lezioni frontali
2. Ricerche su testi, riviste, web
3. Lavoro a gruppi in classe ed in laboratorio multimediale per assemblare
un opuscolo informativo e/o cartelloni
TEMPI Si prevede di dedicare al progetto 1 ora curriculare settimanale nel
periodo 26 febbraio2007 31 marzo2007 per un totale di 6 ore
( 10% del monte orario disciplinare annuale )
FASI ORGANIZZATIVE / VALUTAZIONE
Le fasi del percorso sono :
1. fase della motivazione: attraverso input si fa in modo che gli alunni
riconoscano il problema che affronteranno come a loro vicino e sentito nel
territorio;
2. gli alunni acquisiscono tramite lezioni frontali interattive le
conoscenze di base per individuare i termini del problema e correrarlo alle
discipline di studio
3. progettazione di un prodotto (realizzazione di opuscolo, di
esposizioni verbali...) da utilizzare per divulgare le conoscenze acquisite;
4. creazione dei gruppi che lo/le realizzeranno;
5. fase di ricerca/approfondimento sui contenuti da inserire
6. fase di realizzazione del prodotto che nel contempo diventa fase di valutazione
della qualità del processo messo in atto e dell'apprendimento dei ragazzi.

Corso di aggiornamento in bioetica - Istituto Italiano di
Bioetica - Campania
febbraio 1996
(autor. Provveditorato agli Studi di Napoli ai sensi delle
CC.MM. 136 e 137 del 18/05/90)
8 febbraio
Prof. Maria Antonietta La Torre – Etica e ambiente
Dott. Anna De Rose – Etica verso i non umani
15 febbraio
Prof. Ludovico Chianese, Dott. Giampaolo Ferranti – Filosofia e bioetica
Prof. Valeria Anastasio – Il biocentrismo nell’educazione scolastica
22 febbraio
Dott. Raffaele Prodomo – La fecondazione artificiale
Dott. Giovanni Villone – La storia dell’AIDS

Contatti:
postmaster@istitutobioetica.org